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Il mercato ora è un’esigenza. Dove giocherà la Fiorentina? Non chiedetelo a Nardella

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Il Dio del Pallone ha una sua logica e una sua morale, a volte toglie, a volte dà. La Fiorentina contro il Verona è stata risarcita in qualche modo dalle sconfitte immeritate contro Lazio, Juve, ma anche Milan
Enzo Bucchioni Editorialista 

Il Dio del Pallone ha una sua logica e una sua morale, a volte toglie, a volte dà. La Fiorentina contro il Verona è stata risarcita in qualche modo dalle sconfitte immeritate contro Lazio, Juve, ma anche Milan. Proprio per questo il golletto di Beltran supportato dalle grandi parate di Terracciano vale sei punti e non tre. Un risarcimento, appunto. A proposito, complimenti a Terracciano che è migliorato tantissimo e al preparatore Savorani che lo sta aiutando a crescere. È dall’inizio della stagione che sembra un portiere diverso, più reattivo, più consapevole dei suoi mezzi.

E così, classifica alla mano, sono sette punti in più dell’anno scorso che uniti alla qualificazione in Conference da prima in classifica, raccontano di una Fiorentina che sta facendo meglio dell’anno passato. Continua a crescere. I meriti di Italiano sono evidenti, ma non voglio riaprire una diatriba. Ognuno resti pure della sua idea, ma non posso non analizzare quello che è successo domenica. Una partita che ci ha detto tanto, tantissimo.


La prima risposta netta, chiarissima, il campo l’ha data a tutti quelli che da mesi aprono bocca per dire “Beltran è una seconda punta”, oppure “Perché Italiano non fa giocare assieme Nzola e Beltran?”. Ora forse avrete capito (lo spero) che Beltran è un centroavanti, deve stare la in mezzo, e che con questi due assieme è difficile trovare un equilibrio tattico, la fase difensiva va in difficoltà, il centrocampo in inferiorità numerica. Riparliamone magari quando Beltran (ha grandi margini) e Nzola saranno cresciuti nell’interpretazione dei movimenti, quando complessivamente la Fiorentina starà fisicamente meglio. Con le tante assenze Italiano ha pensato che contro il Verona la Fiorentina potesse comunque reggere la doppia punta centrale. Ci sta lavorando da tempo in allenamento, ci ha provato questa volta per supplire alle tante assenze, alla difficoltà di organico e del Verona squadra non di prima fascia. Non ha comunque funzionato, s’è visto subito, le difficoltà del primo tempo sono dovute anche a questo, non c’era filtro, non c’era pressing, non c’era equilibrio. Nell’intervallo Italiano è tornato subito, giustamente, a un solo attaccante centrale supportato da un centrocampista di inserimento. Fine.

Lo scarso equilibrio della Viola nel primo tempo ha favorito il Verona che l’ha messa sulla corsa e sulla forza fisica. La squadra di Baroni erano nove giorni che non giocava, s’era riposata, aveva studiato, s’era preparata bene. La Fiorentina invece era rientrata alle tre del mattino di venerdì, dopo una gara tiratissima, ha fatto solo un allenamento. S’è visto. Ma soprattutto s’è visto che senza Nico, Bonaventura e Arthur, ma anche senza Duncan il centrocampista più in forma, la Fiorentina stanca vale più o meno il Verona riposato. E allora perché la Fiorentina da due anni e mezzo è lassù a giocarsi le coppe e ha giocato due finali?

Vorrei che la risposta la dessero quelli che continuano a parlare male di Italiano. Poi l’allenatore deve migliorare, ovvio, l’esperienza in Europa lo ha già convinto a fare cose diverse, è più duttile, ma che sia centrale in questo progetto tecnico e che per i giocatori lui sia la guida assoluta dovrebbe essere chiaro. La Fiorentina è a un punto dalla Champions per il grande lavoro dell’allenatore. Comunque, ognuno pensi quel che vuole, la Fiorentina quinta con il Napoli è un dato, non un’opinione. E i dati sono tanti, ma non li ripeti. Proverbio della campagna toscana: non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. E allora, visto che invece il calcio va letto e le indicazioni vanno ascoltate, proprio perché è evidente che questa squadra stia andando sopra il suo valore tecnico e la differenza la fanno gente come Nico e Bonaventura, ma anche Dodò che manca moltissimo nonostante Kayode, una riflessione andrà fatta.

La società aveva già intenzione di andare sul mercato per prendere un paio di giocatori di livello, l’esterno sinistro e il centrale difensivo sempre sinistro, ora l’idea è diventata un’esigenza. L’infortunio di Nico è un allarme, Bonaventura ha 34 anni e Dodò tornerà forse in primavera. Serve soprattutto un esterno alto, perché Sottil, Kouamè, Brekalo e purtroppo anche Ikone non sono quasi mai decisivi. Non incidono sulle partite, non segnano, sbagliano spesso i momenti nelle scelte e nei gol. E’ il vero problema. Lo so che Berardi è solo un modo di dire e per dire, ma negli ultimi dieci anni (statistiche alla mano), fra gol e assist ha inciso in duecento reti. Duecento. Nessuno come lui. Lo racconto perché servirebbe uno così per sostituire Nico o per giocare con Nico quando l’argentino tornerà. Serve un giocatore capace di essere determinante, è l’unica strada per crescere e uscire dalle solite speranze. Ma uno come Ikonè, con le sue qualità tecniche, cosa aspetta a diventare un giocatore vero? È giusto quel che dice Sacchi, i piedi li puoi allenare e migliorare, la testa intesa anche come personalità, è molto più difficile.

La società e l’allenatore stanno parlando, si confrontano tutti i giorni, dal due gennaio probabilmente si stringerà su un paio di nomi con la consapevolezza che il mercato di gennaio è difficile, chi ha i giocatori buoni non li vende. Ma qualche occasioni o qualche scambio potrebbe nascere e allora la Fiorentina ci sarà.

Capitolo Franchi. Ma dove giocherà la Fiorentina? Il tormentone prosegue. All’unica vera domanda alla quale dovrebbe rispondere il sindaco per rispetto della Fiorentina e dei suoi tifosi, Nardella non risponde. Ogni giorno ormai sbandiera la sua verità, sempre lontana dalla verità-vera e storica, e le sue cifre (ma dove sono i soldi?) non tornano, riparla di cause allo Stato, l’operazione è fallimentare. Mancano tre mesi alla dead line per dire alla Lega calcio in quale stadio giocherà l’anno prossimo la Fiorentina. Dove dovranno andare i tifosi? Per quanto tempo? Domande concrete, risposte evasive che hanno il sapore di Babbo Natale. C’è chi ci crede perché deve, chi ci crede per convenienza politica e chi non ci crede proprio più a niente, ormai la stragrande maggioranza.

Ma allora dove giocherà la Fiorentina? Non chiedetelo a Nardella. Non lo sa. Comunque, al di là della facciata e della faccia da salvare, dell’aggiudicazione dei primi lavori per 150 milioni, sottotraccia qualcosa si sta muovendo per trovare una soluzione vera, oltre l’ottimismo nardelliano. Il comune dovrebbe finalmente scrivere al ministro per cercare di far dilatare i tempi dell’utilizzo del finanziamento e della fine lavori per cercare di centrare due obiettivi possibili, come suggerivo l’altro giorno: rallentare i lavori per andare oltre il 2026, farli a step per continuare a far giocare la Fiorentina al Franchi come fa l’Atalanta, e nel frattempo cercare intese con il governo o con la stessa Fiorentina, per reperire i soldi che mancano per fare la copertura e finire il restauro completo. Oltre ai 55 negati dall’Europa ne mancherebbero almeno altri cinquanta per completare il restauro.

È l’unica strada, la speranza è che anche Nardella l’abbia capito. E pazienza se non sarà lui a dare il primo colpo di ruspa, l’importante è che la Fiorentina e i suoi tifosi non siano costretti a migrare chissà dove, per due o tre anni o forse più, con la Viola penalizzata economicamente e sportivamente. Rimettiamo la Fiorentina e i suoi tifosi al centro, la politica può attendere.

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