Sembra una barzelletta: ci sono un cipriota, un senegalese, un messicano... ma la Salernitana fa sul serio da quando è arrivato Paulo Sousa in panchina. Via Davide Nicola, allenatore da salvezze disperate, e dentro un uomo abituato a far giocare bene le sue squadre, con quel 3-4-2-1 che ha fatto sognare nel suo primo anno alla Fiorentina. La disposizione in campo è la stessa, ma gli interpreti sono giusto un pochino più esotici rispetto a quelli che aveva a disposizione in viola. La spina dorsale della squadra, infatti, a maggior ragione in assenza di Candreva, poggia sulle prestazioni del portiere e dei due trequartisti che stazioneranno dietro Piatek.
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Il caleidoscopio di Sousa: B. Silva dei poveri, un portiere con 6 dita, l’elettricista…
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Che banda
—Memo Ochoa è una leggenda vivente in Messico: 5 Mondiali giocati, parate leggendarie sui rigori dei migliori campioni (chiedere a Neymar e Lewandowski), addirittura in Patria dicono che ha sei dita nelle mani, tanto è tentacolare nelle sue parate. Da quando è in Italia, solo Maignan rivaleggia con lui per media voto. E poi c'è Boulaye Dia, 12 reti in stagione, uno dei migliori esordienti in Serie A degli ultimi tempi e con Marco Di Vaio il miglior bomber della storia dei campani in una singola stagione di A. E pensare che ha cominciato come elettricista, a 18 anni, per sbarcare il lunario inseguendo il sogno del pallone. Infine, da tenere d'occhio la wild card di Sousa, un jolly inaspettato che sta facendo le fortune dell'allenatore portoghese: il cipriota Grigoris Kastanos, detto simpaticamente "il Bernardo Silva dei poveri", perché dotato di ottima tecnica ed estremamente duttile. Dove lo metti sta, probabilmente è lui la chiave della ritrovata tranquillità degli avversari odierni della Fiorentina.
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