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Nelle mie mani

Sousa ha sempre cercato di valorizzare ogni giocatore a sua disposizione, senza negare a nessuno una possibilità per dimostrare il proprio talento e potersi mettere in gioco nella Fiorentina

Giacomo Brunetti

"Il Re Mida trasformava in oro tutto ciò che toccava: Paulo Sousa cerca di completare la costruzione dei propri giocatori per ottenere il massimo dalle loro potenzialità. Riuscendoci, nella maggior parte dei casi, come quando, dopo averlo plasmato, ha visto partire a malincuore Marcos Alonso per una cifra che ha risanato le casse della Fiorentina. "Con la società ho cercato di valorizzare tutti i giocatori, un esempio è Marcos (Alonso, ndr) che poteva essere venduto a 4 milioni un anno fa", il portoghese ha le idee chiare: sfruttare ogni elemento a disposizione e farlo crescere, in linea con il progetto tattico e tecnico. "Ritengo che Alonso fosse superiore in fase difensiva rispetto a Maxi, lui ha più spinta e deve ancora inserirsi del tutto nel calcio europeo", limiti che non spaventano Paulo Sousa, intenzionato a sviluppare anche le doti nascoste del terzino uruguaiano.

"E' sempre stato attento a tutti: "il mio ruolo più influente su un singolo giocatore è stato su Kalinic", il giocatore che il portoghese ha consacrato e dal quale non si è voluto separare, ma anche Vecino è uno dei suoi pupilli. E gli strilli a Bernardeschi, fin dal ritiro sempre al centro di consigli dentro e fuori dal campo: "l'ho visto un pò confuso", poche parole che sono servite a dare la scossa, unite alle panchine non sono state tralasciate neanche per il numero 10 viola, che ha condiviso la gioventù calcistica con Babacar, un altro della lista di coloro che Sousa ha cercato di recuperare tra mille discussioni. Le lodi per il giovane Chiesa, "il futuro capitano della Fiorentina", e le opportunità concesse a tutti, da Rebic a Tino Costa, da Diakhatè ai vari giovani che d'estate cercano di farsi spazio nella rosa affollata di rientri ed esuberi. Anche Lezzerini, uno dei pupilli del lusitano, ha avuto le sue possibilità tra i pali. Insomma, con Sousa tutti possono dimostrare il loro valore, per aiutare l'allenatore ad individuare il miglior percorso di crescita.

""Con il Mister non ho mai litigato, mai avuto discussioni, ho sempre ricevuto molto consigli e ho chiesto molti chiarimenti. Il nostro è un rapporto bellissimo e c’è stima reciproca", parola di Bernardeschi, che testimonia come il portoghese usi il bastone e la carota, perché se lo ha definito "se il mister ha detto che ero confuso quelle parole avevano il significato se le ha pronunciate". Indicazioni, valutazioni e lungimiranza, tutte le componenti del giudizio di Sousa: talvolta troppo in ritardo, talvolta precoce, ma difficilmente errato. Si può discutere sul caso-Rossi, ma gli altri che sono stati analizzati dall'allenatore sono figli di uno studio derivato dall'applicazione in campo di determinati requisiti. Cercando di aiutare anche chi è momentaneamente indietro, come Badelj: "con lui e con tutti l’unico modo è lavorarci, Milan non è ancora arrivato alle sue migliori performance come altri suoi compagni. Noi cerchiamo di portare tutti al massimo", perché nelle mani del portoghese tutti possono diventare importanti.

"Gli acquisti sono sempre concordati ma le trattative sono indipendenti dai compiti dell'allenatore: "Quest’anno non ho avuto nessuna influenza in quelli che sono rimasti, quelli che sono partiti o quelli che non sono tornati, io posso esprimere solo un giudizio quando il direttore me lo chiede. Poi penso ad allenare", plasmando il talento, facendo maturare il calciatore.

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