Con quel tono profondo e caldo, a tratti cavernoso, da (Alberto) Lupo, potrebbe dire ciò che vuole, soprattutto in certe circostanze private - scrive Stadio -. E anche pubbliche, soprattutto dopo una notte come quella di San Siro. Ma Paulo Sousa da Viseu tra le molte arti che esercita, tra le quali senza dubbio la seduzione del suo pubblico, non ha quella tanto cara al suo celeberrimo conterraneo, José Mourinho, che su quel modo di fare e di essere, studiatamente scostante, ha costruito il suo mito.
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Stadio: il “Paulismo”, l’alternativa a Mourinho
Prima dei risultati, a Firenze serviva il suo stile aperto e costruttivo
Ecco, a Firenze è arrivato un portoghese che ha portamento, attenzione di sé e “colori” di un uomo negli “anta”, che in certi momenti possono apparire fratelli di quelli indossati a Londra dallo Special One, che rispondono invece a una personalità di tutt’altra natura (anche se con medesimi fini). Non esiste solo Mou, non c’è solo il suo modo di allenare e di comunicare, c’è anche un’alternativa lusitana, altrettanto ponderata ma aperta, appunto. C’è chi, come Sousa preferisce il rumore degli amici a quello dei nemici.
Proprio quello di cui Firenze, prima ancora che dei risultati, aveva bisogno come il pane, per una volta. Per la verità avremmo dovuto scrivere queste cose già da tempo, perché oggi viene tutto in discesa. E’ un fatto che al di là dei punti e del gioco espresso, i primi 100 giorni in viola (che scattano oggi) del nuovo allenatore della Fiorentina sono stati semplicemente perfetti. Cento giorni sufficienti per lo svelamento del “paulismo”, quello speciale modo di intendere il ruolo da parte di Sousa. Ambizione, intelligenza, coraggio, velocità di pensiero fanno parte del suo credo dentro lo spogliatoio come inclusione, ottimismo, disponibilità, attenzione lo accompagnano fuori.
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