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Quell’abitudine alla mediocrità che non si adatta all’orgoglio viola

Redazione VN

L'analisi di Repubblica: "Il rischio adesso è di abituarsi alla mediocrità. Di pensare che, in fondo, dopo tre vittorie consecutive una sconfitta con il Crotone ci può anche stare"

Vi proponiamo una parte dell'analisi del momento viola a cura di Giuseppe Calabrese su la Repubblica Firenze:

"Il rischio adesso è di abituarsi alla mediocrità. Di pensare che, in fondo, dopo tre vittorie consecutive una sconfitta con il Crotone ci può anche stare. E che perdere quattromila spettatori a partita è fisiologico perché i nuovi progetti hanno bisogno di tempo per essere capiti e metabolizzati. Oppure, peggio ancora, di confondere l’ambizione con la presunzione. La Fiorentina non può essere il diminutivo di se stessa. Non lo è mai stata, neppure nei momenti più difficili. La mediocrità non è fatta per questa città, sempre e comunque oltre. Specialmente nel calcio, dove l’orgoglio molto spesso ha appiattito le differenze. Invece adesso sembra che tutto sia così banalmente ovvio. Scontato. Inevitabile. Che squadra e società attraversino euforia e delusione con lo stesso atteggiamento. Eppure, se si guarda cosa ha espresso finora il campionato, la Fiorentina non è messa così male. Nessuno chiede lo scudetto, ma una squadra che lotti e si sbatta, e poi alla fine si faranno i conti. E non una squadra che trasformi la mediocrità in alibi.

Mancano i leader. Giocatori che sappiano scuotere il gruppo quando cala la tensione. Uomini che abbiano un peso, in campo e fuori, e che facciano sentire la loro personalità. Una “mancanza” che probabilmente ha anche Pioli. Per carattere il tecnico è uno dai toni pacati, ma non serve alzare la voce per motivare un gruppo. Come non basta attaccare al centro sportivo, o in palestra, le frasi di personaggi famosi perché siano da stimolo ai giocatori. Sarebbe troppo facile. C’è bisogno di altro, ed è proprio su questo “altro” che deve lavorare la Fiorentina".