La Nazione si concentra sui ritorno sulla panchina della Fiorentina. Il primo fu Chiappella nel 1978 che subentrò a Mazzone.
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Prandelli, c’eravamo tanto amati: sarà ancora così?
Prandelli torna la seconda volta dopo 10 anni. Da Chiappella a Radice, da Valcareggi ad Agroppi
Ferruccio Valcareggi fu richiamato nel 1984-85 per sostituire De Sisti. Disse sì solo per amore della città e rimise in linea di galleggiamento la barca viola che stava affondando sotto le ondate di uno spogliatoio diviso a metà dalla presenza di Socrates.
Gigi Radice fu richiamato a distanza di 18 anni. Dapprima le cose andarono bene. Fino a quando, dopo uno 0-1 casalingo con l’Atalanta, Vittorio non scese negli spogliatoi a chiedere chiarimenti e successe l’irreparabile. Sulla vicenda circolano varie versioni. Fatto sta che poi Cecchi Gori jr andò in tv e licenziò in diretta Radix, colpevole sostanzialmente di giocare con la difesa zona.
A Radice subentrò un altro protagonista di questo romanzo, ovvero il piombinese Aldo Agroppi. Anche lui nella sua prima esperienza in viola nel 1985/’86 aveva fatto bene (quarto posto). Cacciato a sorpresa dai Pontello, venne richiamato dai Cecchi Gori a suturare lo strappo. Non andò bene. L’esordio fu disastroso: sconfitta 4 a 0 a Udine. Il resto, ancora peggio. Preda di una confusione tattico-atletica, la Fiorentina non seppe più vincere e precipitò in zona serie B.
Fu solo la forza della disperazione a portare lo sciagurato Cecchi Gori a rivolgersi all’ultimo protagonista di questa epopea, ovvero a Luciano Chiarugi. Costui, prese il posto di Agroppi quando la squadra era già condannata e a lui restò l’onta di un almanacco che per sempre lo indica come allenatore nel giorno della retrocessione.
Una storia che, drammaticamente, si ripeté nel 2002, quando, subentrando a Ottavio Bianchi che era subentrato a Roberto mancini, fu chiamato al capezzale di una squadra senza né capo né coda che era già in B.
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