Lo aspettano Steve Nash, i 100 soci del viola club New York, il fisioterapista di fiducia Bongiorno, mamma e fidanzata. Bentornato a casa Giuseppe Rossi. Pepito sbarca nella Grande Mela con 2 amichevoli di lusso in calendario (Psg e Benfica) e con un debutto alle spalle col Carpi. Un bel modo di ricominciare dopo 11 mesi di sofferenze, di ore in palestra e pomeriggi in tribuna. Ma ora il peggio è passato: Giuseppe può tornare a sognare. Riparte da tre: da un ruolo da centravanti vero disegnatogli su misura da Paulo Sousa; dalla convinzione di dover imparare ad ascoltare il corpo per evitare di mettere pressione al ginocchio maldetto; dalla convinzione di poter trascinare la Fiorentina in zona Europa. «L’emozione del rientro – spiega prima di imbarcarsi per New York – è stata indescrivibile. Quando l’aspetti da tanto tempo tutto è speciale. Anche se era solo un’amichevole è stato come giocare una gara importantissima. Ma quello che mi dà più gioia è sapere che questo è solo l’inizio. Andando avanti non potrà che andare meglio».
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Il ritorno di Pepito: “Sono sempre io. Ed è solo l’inizio”
Il Fenomeno viola è ottimista: “Sogno la Nazionale, lavorare di più non mi ha mai fatto paura”
Sogna ancora la Nazionale?
«È il sogno di qualsiasi calciatore. Un punto d’arrivo. Un obiettivo. Per me è un onore indossare la maglia azzurra».
Quanti gol le basterebbe segnare nella prossima stagione?
«Non mi pongo obiettivi. Non è importante quante reti segnerò io. È importante che ne segni molte la Fiorentina. E che io possa aiutare la squadra a raggiungere i massimi obiettivi».
Un pensiero per Gomez, Babacar e Bernardeschi.
«Di Gomez non c’è molto da aggiungere. Ha vinto tutto e ha fatto tanto per la Fiorentina. Continuerà a dare il 100%. Babacar e Bernardeschi? Giovani che daranno tanto».
Le avversarie più forti per la prossima stagione?
«La Juve ha una marcia in più. Anche se senza Pirlo e Tevez ha perso qualità. Ma li rimpiazzerà con giocatori importanti. Per le altre bisogna aspettare. Il mercato chiude il 31 agosto».
Potrebbe allungare il contratto e spalmare l’ingaggio?
«Della parte contrattuale se ne occupa il mio procuratore. E ha la mia totale fiducia».
Mai pensato di aver chiuso con il calcio?
«No. Il calcio è la mia vita e credo che nel calcio come nella vita se siamo sottoposti a prove dure significa che abbiamo la forza per superarle. Non riuscirei a vedermi in panni diversi».
Come sarà il nuovo Pepito?
«Quello di sempre. Quello che conoscete. Il calcio non mi ha cambiato. Per la forma considerati gli infortuni dovrò lavorare ancora di più. Ma questo non mi ha mai fatto paura».
Luca Calamai - La Gazzetta dello Sport
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