"Il fatto non costituisce reato". Riccardo Magherini non è morto perché i carabinieri lo mantennero a terra, senza accorgersi che non respirava più, invece di alzarlo e farlo soccorrere dai sanitari nel frattempo arrivati, come avevano invece stabilito due precedenti sentenze. Il freddo dell’asfalto di borgo San Frediano, di quella notte del 3 marzo del 2014, ha attraversato le vene del babbo Guido, di mamma Clementina, del fratello Andrea, del piccolo Brando, nella giornata forse più brutta, dopo quella della tragedia. Al termine di una lunga camera di consiglio, i giudici della Cassazione - scrive La Nazione - hanno scritto la parola fine sul caso della morte dell’ex calciatore, classe 1974, delle giovanili della Fiorentina. Azzerrando le condanne e chiudendo, senza colpevoli, un caso giudiziario che fino a ieri si era comunque incanalato su interpretazioni univoche dei giudici, che avevano portato alle condanne, per omicidio colposo, di tre dei quattro carabinieri intervenuti nel concitato arresto del 40enne.
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“Il fatto non costituisce reato”: tutti assolti nel processo Magherini
Svolta in Cassazione. Azzerate le condanne sul caso Riccardo Magherini, cresciuto nella giovanili della Fiorentina, morto il 3 marzo 2014
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Hanno vinto gli avvocati dei carabinieri e la loro linea difensiva che sosteneva che "i carabinieri non avessero elementi per capire quello che stava accadendo a Magherini a causa dello stupefacente. Magherini è morto per una serie di concause, tra cui anche la sofferenza per la posizione prona, ma era necessario bloccarlo, e i carabinieri non potevano capire se era il momento di metterlo a sedere".
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