Un po’ più ricchi nel salvadanaio, un po’ più poveri (almeno sulla carta) per qualità tecnica della rosa. Questo in sintesi il bilancio della sessione di mercato appena conclusa. Dopo Cuadrado (partito già a gennaio), in estate i viola hanno perso — tra gli altri — Salah, Joaquin, Neto, Pizarro, Aquilani e Savic. Forse troppo per puntare almeno alla conferma del quarto posto degli ultimi tre anni. Perché la Fiorentina ha sì cambiato tanto, ma i nuovi arrivi (Kalinic, Gilberto, Astori, Kuba, Verdù, Sepe) per il momento sembrano essere un gradino sotto rispetto a chi ha lasciato la Fiorentina.
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Fiorentina, il gruzzoletto di fine mercato
Cinque milioni di attivo, il rinnovo di Baba e Berna, le scommesse low cost
Dopo aver speso 60 milioni di ingaggi l’anno passato però, la società ha scelto il rigore.Gli stipendi insomma dovevano (e sono) tornati intorno ai 40 milioni, esattamente quello che la Fiorentina incassa dai diritti tv: autofinanziamento dunque, a meno che non si fosse presentata un’occasione da prendere al volo. Per Salah, Della Valle avrebbe fatto un sacrificio da 18 milioni di euro e per Milinkovic-Savic era già pronto un assegno da 10. Pradè e Angeloni evidentemente non sono riusciti più ad attrarre la proprietà viola con altre opportunità in grado di garantire un salto di qualità. E così Sousa si dovrà accontentare di quello che ha, sperando che Blaszczykowski e sopratutto Pepito Rossi (i due veri fenomeni in squadra) superino i problemi fisici in tempi rapidi.
Tornando al salvadanaio, la Fiorentina esce da questa frenetica (e polemica) estate con un più cinque milioni nel saldo entrate/uscite e senza il fardello degli stipendi di Mario Gomez (altri 5 milioni netti) e degli altri svincolati (le spese di ingaggio sono state ridotte di circa il 30%). Pradè anche in questa sessione di mercato si è ritrovato a essere una sorta di ministro senza portafogli. Anche l’addetto alle cessioni, il portoghese Pedro Pereira ha avuto un bel da fare. E alla fine gli è rimasto sul groppone solo l’ucraino Iakovenko, che ha rifiutato le proposte di trasferimento. Ceduto Savic all’Atletico (per 10 milioni più il cartellino di Suarez), la Fiorentina invece ha scelto di investire solo su Kalinic, mentre per tutti gli altri ha preferito optare per gli affari low cost (Gilberto è costato un milione, Baez 2) e sulla formula del prestito con diritto di riscatto. Che da una parte consente di rimandare i pagamenti al prossimo bilancio e dall’altra permette di avere il tempo per studiare i giocatori.
Infine, la questione giovani, con Babacar, Bernardeschi e Diakhaté blindati e ormai pronti (soprattutto i primi due) a giocarsi il posto da titolare, la Fiorentina ha fatto un investimento importante. Forse l’operazione rinnovi è stata quella condotta meglio e con più tempestività dai dirigenti viola. Ora sarà come sempre il campo a dare le sue sentenze, a gennaio (visto anche che il bilancio chiude il 31 dicembre) semmai ci sarà tempo per rimediare. Soprattutto in difesa e a centrocampo, i reparti più sguarniti.
Corriere Fiorentino
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