Ma come era bella quella Fiorentina, quella con Toni e Mutu, con Gilardino, Jorgensen e tutti gli altri. Era la banda degli intrusi, era la sensazione di vivere qualcosa di davvero speciale. Per far fuori l’amato Cesare bastò lavorare mediaticamente per provare a farlo passare per traditore e avvisare i procuratori che a fine stagione sarebbe cambiato tuto. È così che i giocatori mollarono il colpo, il gioco sparì e la passione lentamente appassì, anche perché troppo amore stanca: gelosia, invidia, cattiverie, pettegolezzi. Le solite storie. Quando quel rapporto speciale si spezzò il nuovo CT ebbe un lampo di piccola gloria agli Europei (una finale non è poco) e mesi in prima pagina, fino al tracollo brasiliano e all’inizio di un declino inimmaginabile. [...] Prandelli ha iniziato a vagare: Turchia, Spagna, Dubai. E poi parole non mantenute e delusioni collezionate in serie. [...] Tutto mentre la Fiorentina ripartiva dal sequel di quel ridimensionamento per riscoprirsi normale e ritrovare, per la prima volta, il suo ex allenatore contro. Una squadra molto distante da quei ricordi di calcio bello e diverso, quello del terzo tempo e di Anfield Road, quello dei grandi progetti svaniti nel poco e nel nulla.
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Ferrara scrive: “La Fiorentina di Prandelli, il tempo di Anfield e dei grandi progetti”
Un estratto del pezzo di Benedetto Ferrara su Repubblica in edicola oggi
http://www.violanews.com/stampa/milan-leonardo-potrebbe-fare-un-tentativo-per-veretout-le-cifre-e-la-formula/
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