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Colpi d’estate, con quei nomi un po’ così

Da Romulo a Octavio, tante sorprese sotto il solleone. Più flop e che rivelazioni

Redazione VN

In Brasile con il suo nome conoscono soprattutto Gilberto Gil, di professione cantante. Del nuovo terzino in arrivo dal Botafogo sanno ancora poco o niente. Certo, questo non vuol dire che la via della notorietà gli sia impedita, magari solo un po’ più faticosa. Lo sa bene Caetano, per esteso Caetano Prósperi Calil, meteora della Fiorentina di qualche anno fa, finito a giocare in Lega Pro (peraltro con un certo successo). A lui, a Caetano, l’impresa di superare in notorietà l’omonimo musicista che di cognome fa Veloso, proprio non è riuscita. Peccato, perché se fosse rimasto a Firenze adesso Sousa avrebbe una coppia tutta musicale a cui affisarsi: Gilberto (Gil)-Caetano (Veloso), almeno sul palco i due hanno sempre funzionato alla grande.

Gilberto, Caetano, ma anche Octavio, Romulo, Osvaldo. La hit del nome più improbabile dell’estate, pronto a diventare un tormentone, è lunga e piena di battute (e sorrisi). Lo scorso anno appunto fu la volta di Octavio, che il campo l’ha visto col binocolo, per poi lasciare Firenze poche settimane fa. Eppure il buon Octavio, nonostante tutto, proprio grazie al suo nome un po’ così, ha finito per ritagliarsi uno spazio nella memoria del tifoso viola.

Flop, meteore, ma non solo. Perché alla fine mica è detto che al nome poco convincente corrisponda un giocatore scarso. Anzi. C’è anche chi ha saputo andare ben oltre le apparenze e far ricredere tutti. Come Osvaldo naturalmente, che quando arrivò a Firenze venne immediatamente collegato a un film di Bud Spencer dove a un certo punto faceva la sua comparsa il barbiere Osvaldo. E tale, per i tifosi della Fiorentina Osvaldo è rimasto fino ai primi gol pesanti, soprattutto a quello con la Juventus a Torino quando la sua mitraglia lo trasformò di colpo in un novello Batistuta. Potere del pallone. Che trasformazione insomma. Come quella di Romulo, voluto fortemente da Corvino l’ultimo anno di Prandelli. Il brasiliano quando arrivò a Firenze sembrava più che altro il brutto anatroccolo, salvo poi sbocciare a Verona e finire a vincere uno scudetto con la Juventus tanto per rispedire al mittente qualche risata di troppo.

Rivincite o conferme. Il confine tra successo e flop, per chi arriva da illustre sconosciuto, è ancora più ripido. Impossibile ad esempio dimenticare Manuel Da Costa, il portoghese molto rap e poco difensore, che a Firenze ha lasciato il segno solo per il carattere difficile. Tutta da scrivere invece è il destino di Joshua Brillante, un altro straniero dal nome nostrano (ma non sarà che l’italianizzazione sbandierata dai viola sia esclusivamente nei cognomi?) accolto come «colpo a sorpresa» lo scorso anno e proprio di questi tempi. La storia dell’australiano arrivato a Firenze con fare da marine e bruciato alla prima di campionato a Roma contro i giallorossi, adesso è ancora da decifrare, con il giocatore passato all’Empoli ma ancora non del tutto sicuro di restare in azzurro.

Precedenti, buoni per il calcio d’estate. Perché poi a parlare davvero è il campo, l’unico giudice in grado di eliminare ogni scetticismo. Lo sa bene Gilberto che a Firenze non troverà di certo paragoni famosi col suo nome ma solo le aspettative di una piazza esigente. Insieme magari a qualche battuta pronta a diventare applausi, alla prima giocata convincente.

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino