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Apparvero nella primavera del 1990 e nulla fu più uguale a prima. Erano mille scatolette nere in giro per l’Italia, costavano una fortuna e chi ne possedeva uno veniva guardato con un misto di invidia e scetticismo. Con uno di questi aggeggi strani, con cui si poteva magicamente telefonare anche fuori casa, mi presentai a San Siro in una partita quasi drammatica per la Fiorentina, che rischiava la B. Gara senza Baggio e quindi senza storia: due a zero per l’Inter, gol del «nemico» Berti e Bergomi. L’unica gioia me la regalò Trapattoni nel dopo partita. Nugolo di giornalisti intorno a lui, mi avvicino spintonando in qua e là e gli sparo la domanda. Lui si ferma, osserva l’aggeggio nero che gli ho messo sotto la bocca e mi fa: «Cusa l’è ches chi?». «Un telefono per parlare ovunque, risponda pure a quello che le ho chiesto su Baggio, non si preoccupi». Il Trap mi strappa di mano il telefonino e se lo guarda ammirato, quasi rapito. Spara una banalità qualsiasi sul Divin Codino e poi rassegnato mi riconsegna il neanche tanto oscuro oggetto del desiderio. Se avessi avviato una trattativa lampo, se lo sarebbe portato a casa quella sera stessa a peso d’oro.
David Guetta - Corriere Fiorentino
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