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Rock&Gol – Bad boy

Torna l'appuntamento con Benedetto Ferrara in esclusiva su Violanews.com

Benedetto Ferrara

Non c’è niente da fare, il fascino del bad boy ha sempre un non so che. Sarà che siamo cresciuti anche con Edmundo, che abbiamo sognato con Adrian Mutu, che siamo sensibili alla magia di ciò che è imprevedibile e forse anche coscienti del fatto che se uno è un fenomeno in campo e un bravo ragazzo nella sua vita privata forse è un po’ troppo per noi. Certo, abbiamo avuto Batigol e Rui Costa, a modo loro dei signori ( nel calcio tutto è relativo) H24, ma l’idea che Firenze possa in qualche modo redimerti è più di una semplice illusione.

Il fatto è che la follia ha presa sull’idea di calcio che ci portiamo dentro. Tanto che siamo pronti a innamorarci di Boateng, che forse tanto Bad boy non lo è neanche più. Lui fa dischi Hip hop, il che significa poco, se non una certa patinatura, a cui va aggiunta una donna da copertina che fa tanto cool. Però quando leggi che Boa chiama Balotelli a Firenze ti viene per forza da riflettere, mentre bevi il caffè al bar e ti immagini Balo con i cross di Ribery, uno che proprio bravo ragazzo non è mai stato, ma grande professionista sì. Anche perché poi a 36 anni saresti già un bad man, cioè un malinconico down grade della versione young.

Diciamocelo, già i nomi in circolo la fantasia la eccitano un bel po’. Anche il Ninja ci aveva un po’ illuso. Gente così ti fa crescere, al di là di qualche video superalcolico non esattamente educativo che finisce in rete. Ma lui non è arrivato. E pazienza. Ora c’è il nome di Balotelli che spinge forte. Uno che ogni prima volta e ogni nuova squadra ispira una qualche intervista intitolata una cosa del tipo: sono cresciuto. Frase che ricorda drammaticamente momenti della vita sentimentale di testardi frequentatori della sindrome di Peter Pan. Quelli costretti a recuperare rapporti con quel free climbing verbale della serie sospirati davanti alla ragazza che non ne può più: ho capito, ti giuro che sono cambiato, ora sono un altro. Che poi è solo la versione riveduta e corretta dell’adolescente che torna a casa all’alba e giura alla mamma, rimasta sveglia e visibilmente alterata, un balbettato e mai fuori moda: giuro, non lo faccio più.

Comunque, non sappiamo ancora con sicurezza cosa farà Balotelli, l’ultima immagine che abbiamo in testa è quella della scommessa di quello che a Napoli vola in acqua col motorino. Probabilmente sul suo nome potremmo anche dividerci, ma alla fine scommetteremo (quasi) tutti sul fatto che magari, se in campo riuscisse a conquistare l’amore della gente (qui basta segnare e fare qualche bellezza), al resto faremo poco caso. In fondo Mutu (perdonate il paragone, Adrian per me resta un ricordo magico) ha fatto più o meno tutto quello che voleva, protetto dal giusto silenzio che circonda le grandi passioni e dai tassisti del  turno di notte, che avrebbero potuto scrivere fantastici racconti pulp. 

In ogni caso il fascino del cattivo ragazzo resta vivo, naturalmente adagiato su un cuscino fatto di compattezza del gruppo e di compagni a cui non manca l’equilibrio. Il tutto in società organizzata, unita, ambiziosa e seria. Come questa Fiorentina è. Ma se vi chiedete il perché di questa debolezza nei confronti del tratto folle la risposta non è così difficile da trovare. Da una parte questa da sempre intriga le anime più appassionate e quegli artisti destinati a lasciare un segno. Se non avete visto il film su Van Gogh (ribattezzato Van Goggo, vi ricordate?), ve lo consiglio. Ma la ragione vera è che in questo calcio diventato un format che non ammette sorprese o eccessi di fantasia, un’anima ribelle ogni tanto ci vuole, per soddisfare il nostro lato meno conformista, quello che poi bilanciamo con la ragione, quella di cui, per fortuna, non possiamo fare a meno.

Beh, questo è un agosto pieno di nomi, di idee e di discussioni. E la cosa ci piace. D’altra parte la vita è fatta di grandi illusioni come Mario Gomez (un bravo ragazzo troppo delicato con il look da Ken di Barbie) e di possibili rinascite, a cui affidiamo il nostro irriducibile ottimismo. Perché noi siamo così. Ribelli. E accogliamo col cuore chiunque abbia voglia di correre forte sulla nostra strada. Perché la follia a volte fa gioco. Allo spirito, all’ambizione, alla voglia di stupire. Come ha scritto qualcuno sui social: se arriva anche Balotelli, in panchina ci vorrà Quentin Tarantino. Vedremo. D’altra parte, siamo Firenze. Arte, genio, orgoglio e coraggio: noi dei bad boys non abbiamo paura. Di chi non ha voglia sì, quelli restino pure a vivacchiare  nel loro lussuoso altrove. 

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