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Repubblica: Quando Diego fa la voce grossa

Le battaglie contro Moratti, la Juve, Montolivo e Berbatov. I casi Neto Montella e Salah: quando il patron si è imposto

Redazione VN

Come riportato da Matteo Magrini stamani sull'edizione fiorentina di Repubblica c'è un Diego Della Valle contro tutti, ormai è un classico. Che sia contro un giocatore, contro un procuratore, contro una società o, più in generale, contro un sistema. E’ stato così fin dall’inizio, dai tempi dello strapotere di Galliani in Lega. L'intento è sempre stato quello di ribaltare il tavolo del potere, fino ad allora controllato dall’ad del Milan. In un primo momento pareva addirittura poterci riuscire. I buoni rapporti con l’Inter, l’alleanza con Zamparini e Cellino, la spinta dei club più piccoli. Peccato che al momento decisivo tutti si tirarono indietro. Non a caso, da quel momento, l’amicizia con Moratti ha iniziato a scricchiolare. Era, quella, una lotta certamente condivisibile, condotta con un atteggiamento molto aggressivo e per nulla gradito da chi, da anni, controllava il mondo del pallone. Poi sono iniziare le “guerre” con e per i giocatori. Ricordate Toni? Era l’estate del 2006, e il bomber si era sostanzialmente promesso all’Inter. I nerazzurri mettevano sul piatto 25 milioni, la Fiorentina (sconvolta dalla penalizzazione post Calciopoli) non poteva permettersi di perdere il suo bomber e Diego  convinse Luca a restare. Viola contro Inter, Della Valle contro Moratti. Poi nel 2011 un tentativo di ”tavolo della pace". Peccato che il presidente dell’Inter non ne volesse nemmeno sentire. «Li convoco uno ad uno e restituisco a tutti lo scudetto», scherzò. «Basta nascondersi, ci sono macigni sulla sua reputazione personale, che nessun atteggiamento sprezzante può cancellare. Non fugga dalle proprie responsabilità con battute offensive e inopportune», la risposta di Diego Della Valle. Prima ancora, e torniamo al 2006, Della Valle si scontrò frontalmente (durante l’assemblea di Confindustria) con Silvio Berlusconi. «Buffone», urlò addirittura il patron viola. «Mi deve dare del lei», la replica dell’allora premier. Poi gli addii rumorosi e memorabili di Montolivo e Prandelli, i “ceffoni” a distanza con la Juventus. Da un lato le vicende economico-finanziare, dall’altro il calcio. Vi dice nulla Berbatov? «Il giocatore non è mai arrivato a causa di operazioni spericolate e arroganti di altre società, che niente hanno a che fare con i valori della correttezza, del fair play e dell’etica sportiva e che si collocano oltre i confini della lealtà», scrisse la Fiorentina. E poi Jovetic (sempre scontro con la Juve), Neto, Montella e, infine, Salah, per il quale la Fiorentina ha inviato una lettera di diffida all’Inter per averlo contattato quando era ancora sotto contratto con i viola.

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