L'escalation del bomber

La stagione viola: storia di un paradosso

Gabriele Moschini

Ai nastri di partenza la rosa (ritenuta competitiva) della Fiorentina sembrava peccare dell'assenza di un centravanti da "doppia cifra". Oggi la salvezza viola passa dalle reti del proprio numero nove, divenuto un trascinatore

Vi ricordate i vari Milik, Piatek, e chi più ne ha più ne metta? Era l’autunno dello scorso anno e il calderone dei nomi sul possibile attaccante della Fiorentina era quantomai colmo. Già, perché sebbene il parco centravanti dei viola potesse contare su ben tre giovani di livello: Cutrone, Kouamè e Vlahovic, questi non garantivano il fatidico “Centravanti da 10-15 reti” e “spingevano” la società a guardare altrove. Il mercato infiammava e tutti tra gli addetti ai lavori pronosticavano una stagione da possibile outsider per la Fiorentina, se solo fosse riuscita a ritoccare la rosa (ritenuta già competitiva) aggiungendo proprio quel tassello là avanti. Bene oggi, 8 maggio 2021, possiamo dire di non averci capito niente. La rosa ha delle lacune evidenti in difesa, a centrocampo e sugli esterni, mentre l’unico insostituibile è proprio quel numero nove che in molti volevano vedere in una piccola del nostro campionato a “farsi le ossa”.

Sì, perché se oggi la Fiorentina può contare su un margine di (soli) quattro punti sulla zona retrocessione lo deve specialmente al proprio attaccante serbo. Diciannove reti e una media reti-punti conquistati dalla squadra da capogiro, addirittura superiore a Cristiano Ronaldo. Un classe 2000 capace di prendersi la squadra sulle spalle e cercare di portarla alla metà. Rigori pesanti come un macigno, lotte contro ogni avversario che li si frappone davanti, Vlahovic è indubbiamente la nota più lieta della stagione a dir poco deludente dei viola. E anche stasera, per cercare di strappare (almeno) un punticino contro la corazzata biancoceleste, la Fiorentina si aggrapperà con le unghie e con i denti alle magie del proprio gioiellino.