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Fiorentina e Atalanta, due fabbriche di plusvalenze. Ma quante differenze…

In sei anni l'Atalanta ha incassato 130 milioni di euro dalla cessione di giocatori cresciuti nel vivaio alimentando il proprio circolo virtuoso. Nello stesso periodo la Fiorentina ne ha incassati molti di più, ma senza riuscire a creare un...

Stefano Fantoni

Kessie 28 milioni, Conti 25, Gagliardini 22, Caldara 15, Gabbiadini 11. Ma anche Grassi e Bastoni 8, Bonaventura 7, Baselli 6. Negli ultimi sei anni, considerando solo le operazioni principali, l'Atalanta ha incassato (anzi, andrà a incassare, considerando la dilazione di alcuni pagamenti, ndr) complessivamente 130 milioni di euro dalle cessioni di nove giocatori.

Tutti rigorosamente cresciuti in casa, con la parziale eccezione di Kessie, arrivato diciannovenne dalla Costa d'Avorio. Plusvalenze pure, su giocatori allevati anno dopo anno e venduti a peso d'oro. Un sistema che funziona, come dimostrano i prossimi talenti in rampa di lancio: Melegoni, Barrow, Latte Lath e Mallamo, per citare quelli più in vista della Primavera nerazzurra.

E la Fiorentina? Nello stesso periodo ha incassato cifre superiori ai 200 milioni di euro, ma in grandissima parte per calciatori acquistati e poi rivenduti dopo poche annate (vedi alle voci Cuadrado, Jovetic, Savic, Alonso, Vecino, Kalinic, Nastasic e Ljajic). Plusvalenze frutto dello scouting da prima squadra più che da giovanili, visto che solo due talenti made in Fiorentina fin qui hanno generato utili netti per le casse gigliate.

Stiamo parlando di Babacar e Bernardeschi, che insieme sono stati venduti per oltre 50 milioni di euro complessivi. Nel mezzo tanti addii di ragazzi cresciuti nel settore giovanile (Mancini, Capezzi, Fazzi e Zaniolo per citare gli ultimi, D'Ambrosio per voler andare più indietro), ma su nessuno di questi la società viola ha realizzato un guadagno in termini economici.

Tanti nomi e cifre per dire cosa alla fine? Che c'è modo e modo di utilizzare le famose plusvalenze. Perché se da una parte l'Atalanta incassa e investe sul proprio futuro, ovvero su strutture e giovani, alimentando il circolo virtuoso che la sostiene da decenni, dall'altra la Fiorentina non riesce a fare altrettanto, disperdendo il proprio talento tra varie strutture e valorizzando poco il territorio, in favore del "talento" di altre regioni italiane e straniere. Il risultato? La società di Percassi cresce e corre, quella dei Della Valle annaspa.

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