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Cori, uova e depressione: quando il mal comune porta zero gaudio

Simone Bargellini

Vita dura per i tifosi della Fiorentina e pure per i "cugini" di Torino e Verona. Lo spauracchio è un'agonia di tre mesi

Spia accesa, allarme depressione. Con quasi 3 mesi di stagione ancora da giocare, la stagione della Fiorentina è già finita. Non che ci fosse tanto bisogno della partita di ieri sera per capirlo, ma il pareggio col Torino, con ennesima rimonta subita, sancisce l'addio a qualsiasi velleità di rimonta europea. E amplifica la delusione e la rabbia dei tifosi viola verso la società, verso Paulo Sousa, verso i giocatori. Non si salva nessuno dalle colpe di una stagione sbagliata, dove il rischio concreto è quello di un'agonia che si trascini per altre 12 lunghe giornate di campionato.

Coincidenza vuole che una situazione simile la stia vivendo il Torino: partita con ambizioni europee, la squadra di Mihajlovic si è spenta a metà stagione e se ieri avesse avuto di fronte un altro avversario avrebbe raccolto un'altra sonora sconfitta. Del gemellaggio storico tra viola e granata ieri non se n'è accorto quasi nessuno, se non per qualche sporadico coro reciproco. Zero voglia di fare festa. E gli altri "cugini" dei viola, l'Hellas Verona? Vita dura anche per loro che, con una corazzata per vincere la Serie B e risalire subito, si ritrovano terzi a -5 dalla vetta dopo una striscia di due pareggi e due sconfitte. I tifosi gialloblù non hanno gradito e i giocatori devono averlo intuito domenica mattina quando il centro sportivo ha subito il "bombardamento" di uova e ortaggi. Anche se per gli scaligeri c'è il tempo di rifarsi.

Insomma c'è un mal comune tra cugini in questo triste 2017, ma non serve a consolare minimamente il popolo viola.