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Biraghi/2: “Europa? La classifica la guardiamo a maggio. Le punizioni…”

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Ancora altri passaggi dell'intervista a Biraghi: il capitano affronta il Cagliari, gli obiettivi della Fiorentina e le sue punizioni vincenti

Redazione VN

Tanti i temi affrontati da Cristiano Biraghi, nella lunga intervista (1° parte) concessa al "Pentasport" di Radio Bruno:

Obiettivo Europa? "Sono una persona molto equilibrata. Non bisogna sbilanciarsi dopo due partite fatte bene, così come dopo uno stop. La sconfitta di Torino ha generato commenti negativi, di paragone con le annate passate. So che stiamo andando bene, ma ogni domenica attorno a noi sentiamo cambiare opinione. Non dobbiamo distrarci. Il 30 maggio apriamo il giornale e vediamo com'è la classifica. Cerchiamo di far sempre il massimo, tiriamo le somme a fine campionato. Stiamo facendo delle buone cose, non dobbiamo farci distrarre da pressioni dell'ambiente o obiettivi definiti. Di solito gli obiettivi si impostano ad inizio anno, non credo che ad agosto fosse l'Europa. È normale poi che i tifosi se lo augurano". Punizioni? "Dietro c'è il lavoro, tutto si può migliorare a qualsiasi età. Rispetto al passato ne calcio di più sicuramente, a quasi 30 anni forse ho capito come tirarle al meglio. Il paragone con Mihajlovic? Ringrazio, lui è un maestro di questo gesto tecnico. Guardo video, studio la postura del piede e cerco di curare ogni dettaglio. Speriamo duri questo momento in cui ogni punizione sembra finisca in goal".

La partita di Cagliari e il gruppo viola

Cagliari? "La prima cosa da non sbagliare è sottovalutare la partita, giocare in Sardegna non è mai facile. Anche senza pubblico, il Cagliari ha un altro spirito in casa. Hanno le loro difficoltà, tra classifica e Covid, ma non ci devono interessare. Sarà una partita molto difficile e delicata. È una partita piena di insidie, sta a noi renderla facile, mettendoci del nostro". I nuovi innesti? "Si sono ambientati subito, Ikoné e Piatek hanno avuto facilità ad integrarsi, perché trovano un ambiente accogliente, sano. Lo spogliatoio mette tutti nelle condizioni migliori. Se le cose vanno bene è merito di tutto il gruppo. Alla società ho sempre detto quello che pensavo, come quando dissi che sarei partito solo per l'Inter, due anni fa. Una volta tornato, ho rinnovato e ho detto al club che non sarei partito per nessuna destinazione, la Roma non l'ho presa in considerazione, non volevo creare nessun caso". Nuovo ciclo? "L'importante era dare un'identità di gioco, ha portato risultati positivi. Stiamo lavorando bene con Italiano, ma sono solo 6 mesi che siamo insieme. Sono convinto che abbiamo ancora ampi margini per migliorare".

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