Chissà come te la stai ridendo. Hai sempre odiato la retorica e mi troverai ridicolo nel tentativo di raccontarti. "Troppi aggettivi, troppi aggettivi" sospirerai guardando Stadio aperto alle due pagine di Fiorentina. Caro Ciccio, mi hai fregato ancora una volta. Stavolta non per una delle tante notizie in esclusiva che hai dato nella tua storia colorata viola. Era normale, eri il più bravo. Mi hai fregato perché non mi hai dato il tempo di prepararmi. Te ne sei andato e mi hai lasciato un vuoto che non si può riempire. Stamani sono passato dal Bar Marisa. Ti ho cercato. Ho chiuso gli occhi. Volevo vederti. Invece probabilmente sei già con qualche nuovo amico mentre gli racconti come era bella quella mostra o di quel quadro che sei riuscito ad acquistare. O ancora mentre suggerisci l’ultimo ristorante nato a Firenze. Buono e neppure troppo caro. O infine mentre spieghi perché le prossime elezioni hanno già un vincitore scritto. Sono stato per anni ad ascoltarti. Innamorato della tua cultura, della tua freschezza di pensiero, del tuo coraggio, Già, il tuo coraggio. Non puoi immaginare quanto ho invidiato il tuo coraggio. Ti facevi guidare da un cuore che aveva spazio per tutti e non dalla testa. Poi, magari, sbuffavi ma con quella tua andatura unica ripartivi. E, alla fine, avevi sempre ragione te.
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L’amico Pestuggia mi ha detto di scrivere qualcosa. Ma cosa devo scrivere? Che eri bravo, che eri generoso, che eri coraggioso? Che eri un ultras ma sapevi essere giornalista? Un’impresa impossibile. Ma te riuscivi a rendere possibile l’impossibile. Sapevi essere cronista e amico dei giocatori, dei dirigenti, dei presidenti, dei tifosi. Sapevi tutto ma non scrivevi tutto. Perché avevi rispetto del mondo che amavi. Quante volte ti hanno chiesto di fare l’addetto stampa della Fiorentina? Una, due, dieci. Ma non volevi essere un dipendente. Volevi essere un compagno di viaggio. Anche quando sono stato lontano da Firenze per lavoro non perdevo nessuno dei tuoi articoli. In dieci minuti sapevo tutto. Era come fare un pasto con un buon cibo. E aspettavo con impazienza il prossimo 'pasto'. Da alcuni anni le conferenze stampa della Fiorentina erano l’occasione per raccontarci le ultime. Parlando di figli, di nipoti, di cani. Pochi minuti per tenere sempre annodato un filo che ci ha legato per una vita. E ora? Ora continuerò a cercarti al bar Marisa, in conferenza stampa, nell’angolo della sala stampa dove ci riparavamo in inverno per evitare le gelate fiorentine. Discutendo su un voto da dare a un giocatore. Te eri sempre più buono. E ora ti farai un’altra risata. Immagino che, con quel tuo vocione che era caldo e affettuoso, mi dici “Luchino ora sei te il più vecchio della banda”. E stavolta non posso nemmeno mandarti a quel paese.
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