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Tonic&Kali, gemelli diversi a distanza di 10 anni

Storie di due bomber di razza che hanno dovuto attendere la chiamata viola in età matura prima di prendersi le prime pagine dei giornali

Alessio Crociani

Meglio tardi che mai. Se poi quel "tardi" accade a Firenze e con quei numeri monstre sotto gli occhi e sulla bocca di tutti, tanto meglio. Luca Toni (prima) e Nikola Kalinic (poi), storie di due bomber di razza che hanno dovuto attendere la chiamata viola in età matura prima di prendersi le prime pagine dei giornali. Diversi tra loro, ma entrambi curiosamente preceduti da due attaccanti che avevano fatto sognare Firenze per un'estate, seppur in misura diversa: Portillo (sì, El "Galactico") e Mario Gomez. Il problema è che il sogno poi finiva e riaprire gli occhi sul Franchi non era proprio un bel vedere...

Come l'abito non fa il monaco, il nome non fa sempre il campione. Ce lo ha ricordato ieri sera anche capitan Pasqual, adducendo alla sua prima Fiorentina (quella del 2005/2006) come quella che è riuscita a raccogliere il risultato sportivo più importante al netto di una rosa i cui nomi stimolavano meno la fantasia rispetto ad altre. Il 28enne Toni in primis, reduce da due ottime annate a Palermo ma pur sempre disputate in periferia. Dieci anni dopo ecco arrivare l'uomo dell'est, wonderkid dell'Hajduk Spalato scottato dall'esperienza al Blackburn e rinato passo dopo passo a Dnipro.

Sempre in periferia, anche se d'Europa. Per Kalinic, fin qui, un bottino di 6 reti nelle prime 10 giornate alla sua prima stagione in Italia (7 su 11 gare se si considera anche l'Europa League): un ritmo che, se l'attaccante croato dovesse mantenere anche per il resto della stagione, lo proietterebbe ai vertici della classifica cannonieri di Serie A. Magari restando distante dai 31 centri collezionati dal primo Toni fiorentino, ma con tanta corsa, pressing, assist e tocchi di classe in più ad impreziosire le sue prestazioni. E Firenze sogna, questa volta ad occhi aperti.