Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi, ha parlato così del futuro del calcio italiano:
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Tommasi: “Contento che qualcuno mi consideri il rinnovamento. Tavecchio…”
Le parole di Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori
Cosa ne dice di Totti che sul «Corriere della Sera» la propone come presidente della nuova Federcalcio.
"Francesco è un amico però, considerata la situazione, non so nemmeno quanto. Al di là delle battute, sono contento che ci sia tanta gente che mi stima e consideri il sottoscritto l’uomo del rinnovamento".
Sta pensando di scendere in campo?
"Ne abbiamo parlato all’interno dell’Associazione. Però non può essere una mia scelta. Nessuno si autocandida. E poi ci sono tanti ex calciatori che lo potrebbero fare. Stringendo, direi che è prematuro. Contano più altre cose tipo il programma. Bisogna rinnovare, non solo a parole".
Ma perché il calcio è caduto così in basso?
"Perché ha perso di vista l’essenza del gioco, cosa significa fare sport. L’aspetto sportivo troppo spesso passa in secondo piano rispetto a quello politico. Bisogna tornare alle origini".
Malagò vorrebbe il commissario. Lei è favorevole o contrario?
"Dipende dalle condizioni. Se si può fare, può anche essere una soluzione. In questo momento però mi sembra che non ci siano gli strumenti giuridici. Inoltre, l’eventuale commissario non potrebbe cambiare da solo le regole, ma costituire le fondamenta per una nuova Federazione".
Lei pensa che dovrebbe essere rivisto il peso delle varie Componenti all’interno del Consiglio Federale?
"Certi equilibri si possono modificare solo cambiando lo statuto e non è facile. Credo che sia più importante il buon senso. Se una delibera riguarda la serie C, l’ultima parola dovrebbe spettare alla Lega Pro. Ora non è così…".
Ci faccia un esempio.
"Le rose da 25 giocatori, che non volevamo. Un provvedimento passato a maggioranza grazie ai Dilettanti che non sono interessati alla questione".
Cosa servirebbe in questo momento?
"Un ampio consenso. E su quello, ora che c’è la data dell’elezioni, dovremmo ragionare. Per cambiare davvero, con raziocinio e nel profondo. Ma per farlo, ciascuno di noi deve prima fare un passo indietro".
Di cosa ha urgente bisogno il calcio italiano?
"Che il gioco torni al centro dell’attenzione, che si rilanci il settore giovanile dai Dilettanti sino alla A, che si lavori in modo univoco. Non c’è collaborazione tra le varie categorie".
Dove ha sbagliato Tavecchio?
"L’ho detto a lui prima che a voi. Dal punto di vista tecnico ha gestito malissimo il post Svezia. Bisognava avere il coraggio di presentarsi in sala stampa dopo essere usciti dal Mondiale. Dal punto di vista politico, invece, ha sempre e solo lavorato preoccupandosi di ottenere la maggioranza".
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