Il punto interrogativo è d'obbligo, non fosse altro per l'esiguo numero di test sul campo. Il dubbio, però, resta: due punte, sì, ma Kalinic e Babacar sono compatibili? Quantomeno lecito chiederselo dopo lo scarso feeling tra i due palesato contro l'Atalanta. Partiamo dal presupposto che il doppio centravanti non può essere la panacea di tutti i mali viola. Ne avevamo avuto il sentore dopo le poche volte in cui la formula era stata provata durante questa stagione, è stato confermato dalla partita di domenica scorsa. Il ragionamento è semplice, lineare: senza rifornimenti, anche con cinque punte in campo rischi di rimanere a secco.
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Incompatibili?
Quantomeno lecito chiederselo dopo lo scarso feeling tra i due palesato contro l'Atalanta. Sousa è chiamato a sciogliere anche questo nodo
Ma a prescindere da questo, la sensazione che Kalinic fosse spesso lasciato in balìa di sé stesso là davanti, solo a fare la guerra contro il mondo, era tangibile. Da qui ecco l'idea di buttare dentro Babacar al suo fianco: il senegalese centravanti vecchio stampo, Kalinic rifinitore. Bella l'idea, un po' meno il risultato pratico. I due non si trovano, anzi, peggio, non si cercano proprio. I movimenti sono quasi sempre sbagliati, e negli occhi resta l'azione insistita del croato che nel primo tempo, anziché servire un Babacar completamente smarcato davanti alla porta di Berisha, preferisce portarsi a spasso mezza difesa atalantina concludendo in porta di sinistro e con il corpo sbilanciato.
Magari nel caso specifico pesa anche la fame di un attaccante (Kalinic) che in campionato non esulta da quasi un mese, magari non ha aiutato la giornata 'no' di Baba, ma in un contesto generale già pieno zeppo di problematiche, nessuno sente il bisogno di pagare sulla propria pelle anche il costo di un'intesa che per un motivo o per un altro resta ancora da affinare. Con nove punti in classifica dopo sette gare giocate, forse è meglio puntare sul sicuro.
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