Si chiama Alejandro Rosalen Lopez e passerà alla storia viola come l'uomo autore del capitolo "rinascita" nella biografia di Norberto Neto. Buona parte del suo rilancio è merito anche di questo giovane preparatore dei portieri nato a Valencia e voluto fortemente da Eduardo Macia nell'estate 2013. Lopez è un amante viscerale del basket di trentasei anni, il suo curriculum vitae recita otto stagioni nel settore giovanile del Valencia dal 2004 al 2012 prima dell'anno trascorso in Ungheria nello staff del Videoton ed una mini carriera da portiere interrotta precocemente a 25 anni per i corsi universitari di scienze sportive ed il master di preparazione dei portieri della federazione spagnola.
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La sua formazione professionale a stretto contatto con José Manuel Orchotorena, preparatore della prima squadra del Valencia e della nazionale spagnola, e soprattutto con le giovani leve lo ha portato a specializzarsi nella crescita dettagliata dell'atleta a 360°. "E' una continua sfida alla ricerca dei mezzi di allenamento per farli migliorare", dichiarò Lopez in un'intervista concessa a fine 2013 al mensile Il Nuovo Calcio. Si spiega soprattutto così la sua nomina ad hoc per Neto a discapito di Nuciari. Lui, assieme a mister Montella, ha sempre difeso il portiere brasiliano a spada tratta anche quando la fiducia attorno a lui all'interno della società registrava i minimi storici.
Anche il carattere particolarmente estroverso di Lopez è stato uno stimolo per un tipo timido e riservato di natura come Neto. L'aspetto psicologico ha da sempre molto peso per un portiere. Per lui "l’allenamento deve ricalcare al massimo quanto accade in partita; per questo i nostri numeri uno lavorano molto con la squadra. Il ruolo del portiere, oltre che dalla tecnica, è influenzato dalle percezioni. Per migliorarle dobbiamo ricorrere a situazioni simili alla gara". Lopez è uno dei pochi che allena con i guanti ma non per questo trascura il lavoro con i piedi che per Montella è un must. Ritmi martellanti, reattività, tantissimi esercizi con il pallone, sul campo i portieri sono quelli che lavorano più di tutti.
Da bravo adepto della scuola spagnola considera "basilare la difesa dello spazio della porta piuttosto che l'attacco alla palla", soprattutto nell'uno contro uno: "consigliamo di mantenere il busto alto per coprire maggior spazio e lavorare con i piedi e le mani per aumentare il proprio volume. Questo piuttosto che andare alla ricerca del pallone sui piedi dell'avversario". L'uscita (decisiva) su Marchisio nell'ultimo Fiorentina-Juventus vi ricorda qualcosa? C'è un metodo preciso anche per la gestione degli errori: "Vanno saputi gestire. Chiaramente dopo una 'papera', il portiere si sentirà 'giù' o sotto pressione, specialmente nei primi allenamenti. Per questo, preferisco non trattare subito lo sbaglio, ma farlo interiorizzare, per poi ritornarci successivamente a mente fredda", non di rado lavorandoci prima dell'inizio degli allenamenti, anche con l'ausilio di strumenti video.
ALESSIO CROCIANI
Twitter: @AlessioCrociani
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