stampa

I 10 anni dei DV ripercorsi da La Repubblica

Diecianni che noi abbiamo deciso di raccontare attraverso dieci momenti, uno per ogni campionato, che nel bene e nel male hanno fatto la storia di questo club.   LA SFIDA …

Redazione VN

Diecianni che noi abbiamo deciso di raccontare attraverso dieci momenti, uno per ogni campionato, che nel bene e nel male hanno fatto la storia di questo club.

LA SFIDA DI RIMINI

La Fiorentina, anzi Florentia Viola, riparte dalla C2. La squadra da battere è il Rimini. Il 24 febbraio 2003 è in programma la sfida che vale la promozione. Firenze seguì quella partita come se fosse la finale di Champions. Noi arrivammo a Rimini il martedì e il nostro arrivo fu annunciato con un titoletto (“Già a Rimini l’inviato di Repubblica”) dal Corriere di Romagna. Il tecnico Acori ci accolse nel suo spogliatoio con un vassoio di pasticcini. Sulla panchina della Fiorentina c’era Cavasin. La squadra viola vinse 2-0 con gol di Riganò, il vero artefice della promozione, e una rete straordinaria di Bismark. La Fiorentina superò il Rimini in classifica e chiuse il campionato al primo posto.

IL RITORNO IN SERIE A

Il 20 giugno 2004, due anni dopo la ripartenza dalla C2, la Fiorentina torna in serie A. Miracoloso il campionato dei viola, che chiudono al sesto posto e giocano lo spareggio per la A contro il Perugia. Eroe indiscusso di quel doppio incontro fu Enrico Fantini, attaccante un po’ naif, che all’andata segnò il gol del vantaggio, e nel ritorno, al Franchi segnò di nuovo, prima di farsi espellere. Il Perugia riuscì a pareggiare con Do Prado — poi acquistato dai viola — e malgrado il finale sofferto la Fiorentina si riprese la serie A. In panchina c’era Mondonico, direttore sportivo era Fabrizio Lucchesi.

I CATTIVI PENSIERI

Il primo campionato di serie A fu un disastro. La Fiorentina bruciò tre allenatori. Il primo passaggio fu da Mondomico a Buso, soprannominato l’enciclopedia del calcio. Ma alla voce vittorie, evidentemente, gli avevano strappato la pagina. Non riuscì a dare un senso al suo calcio, così i Della Valle decisero di chiamare Dino Zoff. Un monumento un po’ impolverato. La sue gestione si ricorda solo per quel «Ho cattivi pensieri» soffiato dopo la sconfitta con la Samp (3-0), in cui alla Fiorentina vennero espulsi nei primi dieci minuti Bojinov e Delli Carri. La squadra viola si salvò all’ultima giornata vincendo 3-0 con il Brescia dell’ex Cavasin. Il capitano di quella squadra era Ariatti, il goleador Miccoli, che segnò 12 reti.

L’INCUBO CALCIOPOLI

In panchina arriva Prandelli, dal mercato Toni, Brocchi, Fiore, Gamberini, Frey, Montolivo... La Fiorentina va fortissimo, Toni è inarrestabile (31 gol in campionato). La squadra viola è una macchina perfetta e chiude al quarto posto. Quattro anni dopo l’iscrizione alla C2 torna nell’Europa dei big. A rovinare tutto, però, arriva Calciopoli che colpisce in pieno i Della Valle e la Fiorentina. La linea difensiva scelta dal club si rivela inefficace e la sentenza è una mazzata: retrocessione al nono posto, quindi fuori dalle coppe europee, e diciannove punti di penalizzazione da scontare nel campionato successivo, poi ridotti a quindici.

L’EUROPA, FINALMENTE

Il quinto anno di gestione Della Valle la Fiorentina riesce a fare un’impresa straordinaria. Malgrado la penalizzazione Prandelli porta la squadra al sesto posto, trascinata dalla coppia Toni-Mutu (32 gol, 16 ciascuno). Il rapporto con Prandelli è straordinario e tutta la squadra si entusiasma nella rincorsa per colmare il gap con le altre. Il premio finale è il ritorno in coppa Uefa.

LA FINALE SFIORATA

La Fiorentina in campionato punta a un piazzamento in Champions, però l’impresa non è semplice. Mutu è il leader indiscusso della Fiorentina. In più ci sono Vieri e Pazzini. Ma è il romeno a prendere per mano la sua squadra e a trascinarla ovunque. In Uefa la Fiorentina arriva in semifinale contro i Glasgow Rangers, ma viene eliminata ai rigori (errori di Vieri e Liverani), mentre in campionato una rovesciata di Osvaldo contro il Torino nell’ultima giornata porta la squadra viola in Champions otto anni dopo l’ultima partecipazione. Mutu, con sei gol in Europa, eguaglia il record di Hamrin e Batistuta.

IL MERCATO DA 50 MILIONI

I Della Valle decidono di investire per dare a Prandelli una squadra all’altezza dei grandi club europei. In estate vengono spesi oltre 50 milioni. Arrivano Gilardino, Felipe Melo, Vargas e tanti altri. Mutu ha qualche problema fisico, ma resiste. Però in Europa la Fiorentina fa fatica. Esce dalla Champions, dopo aver chiuso il girone al terzo posto dietro Lione e Bayern Monaco, poi esce anche dalla Uefa sconfitta dall’Ajax. A gennaio vengono ceduti Osvaldo e Pazzini. In campionato però la squadra tiene e chiude ancora al quarto posto, conquistando per il secondo anno consecutivo la possibilità di giocare la Champions. Gilardino chiude la stagione con 19 gol, Mutu con 13.

LA MALEDIZIONE DI OVREBO

Una stagione in una partita. Dopo uno strepitoso avvio di Champions, la Fiorentina supera il Liverpool all’Anfiled Road (gol di Jorgensen e Gilardino) e agli ottavi trova il Bayern. Prima partita a Monaco, il 17 febbraio 2010. Dopo il gol di Robben la Fiorentina pareggia con Kroldrup, ma un errore del grassoccio arbitro Ovrebo regala un’insperata vittoria ai tedeschi. Il gol di Klose è viziato da un gigantesco fuorigioco. I Della Valle sono furiosi e protestano con Platini, anche lui in tribuna all’Allianz Arena. Ma non c’è niente da fare. Nel ritorno, a Firenze, la Fiorentina gioca una par-

tita straordinaria per impegno e qualità di gioco. Ma non basta. A fine stagione Prandelli diventa il ct della nazionale italiana.

CI PENSA SINISA

I Della Valle decidono di affidare la panchina a Sinisa Mihajlovic, ma si rivela una scelta sbagliata. Il tecnico serbo non riesce a imporsi dentro lo spogliatoio, dove dopo l’addio di Prandelli regna l’anarchia. Squadra senza guida tecnica, società distante, mercato scadente. Alla fine, nonostante un buon recupero nella parte finale del campionato, la Fiorentina è solo nona.

CHE BOTTE, DELIO

Il 2 maggio la Fiorentina ospita il Novara. Con la squadra viola sotto di due gol (finisce 2-2, doppietta di Montolivo) il tecnico sostituisce Ljajic, che mentre esce gli dice qualcosa in serbo. Rossi perde la testa e si scaraventa contro il giocatore, colpendolo ripetutamente. Vista in tv la scena è di una violenza inaudita. E ingiustificata. A fine partita i Della Valle esonerano Rossi e mandano in panchina per le ultime due giornate Vincenzo Guerini.

Giuseppe Calabrese - La Repubblica