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VIDEO – Cinque anni fa ci lasciava il dottor Socrates

Al suo arrivo a Firenze nel 1984 gli abbonamenti subirono un'impennata, ma l'amore con la città non scoppiò mai

Stefano Niccoli

Il 4 dicembre 2011 ci lasciava Socrates. Non aveva nemmeno 60 anni, 57 per la precisione. Fatale un’emorragia intestinale dovuta all’eccessivo consumo di alcol, sfociata poi in disturbi all’apparato digerente e in cirrosi epatica.

Si laureò in medicina, per questo fu soprannominato il “dottore”, professione che – tuttavia – non ha mai esercitato. La Fiorentina lo acquistò nel 1984, quando aveva trent’anni. Fu un colpo a sorpresa. Nemmeno la stampa ebbe anticipazioni, come ha ricordato più volte l'ex dirigente gigliato Tito Corsi. Con il “Tacco di Dio” (questo il soprannome di Socrates) a Firenze, gli abbonamenti subirono un’impennata. D’altronde le sue credenziali erano di prim’ordine: grande visione di gioco, bravo con entrambi i piedi e con il vizio del gol, tre titoli vinti con il Corinthians e capitano della nazionale brasiliana ai mondiali del 1982. L’amore con la città, però, non scoppiò mai: Socrates si lamentava della durezza degli allenamenti, chiedeva di essere esentato dai ritiri e fuori dal campo non conduceva certo una vita da atleta, visto il consumo di fumo e alcol. Restò solo una stagione in riva all'Arno, collezionando venticinque presenze e sei gol. Nell’estate del 1985 tornò in patria, al Flamengo.

Era una delle menti più aperti del Brasile. Mentre il paese era alle prese con il governo autoritario del regime militare, Socrates sperimentava nel Corinthians il significato della parola democrazia. Tutto veniva messo ai voti: ritiri, orari di allenamento, quali calciatori vendere e comprare. Era la cosiddetta “democrazia corinthiana”.

Morì di domenica, mentre il suo Corinthians vinceva il titolo pareggiando per 0-0 contro il Palmeiras. Il “Tacco di Dio” aveva previsto tutto qualche anno prima: “Vorrei morire di domenica, mentre il Corinthians diventa campione”.