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Due anni senza Gino Menicucci, l’arbitro tifoso viola amante del calcio storico

Menicucci, a lungo arbitro internazionale, è stato un grande tifoso della Fiorentina. Amava Cecchi Gori ed è stato nel sabbione di Santa Croce per il calcio storico...

Stefano Rossi

I giri di parole li lasciava agli altri. Schietto, diretto e franco. Gino Menicucci ha amato Firenze, la Fiorentina e il suo lavoro di arbitro. Due anni fa ci ha lasciati dopo una lunga malattia. "Il babbo è stato un fiorentino vero, teneva alla squadra ed è stato capitano dei bianchi nel calcio storico. E' una giornata triste oggi, ma ricordare ciò che ha fatto in vita mi aiuta a ritrovare il sorriso". Il figlio Simone lo ricorda così a Violanews.com. Gino è sempre stato precoce, specialmente nel suo lavoro. "E' stato veloce nel fare carriera, nove anni dopo aver iniziato era già in Serie A". E pensare che, prima di indossare la giacchetta nera, Menicucci andava anche in trasferta per sostenere la sua Fiorentina. Poi, una volta iniziata la carriera, quando poteva andava in tribuna al Franchi la domenica.

"Il babbo si imbestialiva quando la Fiorentina non vinceva. E' stata la sua passione e ovviamente, essendo di Firenze, non poteva arbitrarla. Lo ha potuto fare soltanto in alcune amichevoli. Per esempio quando in città arrivò l'Argentina di Maradona. Mi confessò, inoltre, di averlo ammonito in modo da poter avere una foto con lui vicino" racconta Simone.

Calcio e non solo. Sì, perché Gino era amante della tradizione del calcio storico. E' stato capitano dei bianchi e maestro di campo. "Tutti gli volevano bene e lo rispettavano perché conosceva il gioco e le sue regole. Una volta, in una partita contro gli azzurri, preso un colpo al volto e vide le stelle. Ma non si scompose".

Capitolo tv. Nel 1984, anno in cui smise di arbitrare, fu il primo direttore di gara ad andare in televisione. "Venne radiato dalla categoria ma fu lui l'apripista delle ospitate degli arbitri sul piccolo schermo" confessa con orgoglio il figlio. "Per dodici anni è stato ospite al Processo di Biscardi. Con Aldo si intendevano, volte più e volte meno. Erano due prime donne però entrambi uomini di calcio e di cultura. Parlavano la stessa lingua".

Gli ultimi anni Menicucci li ha vissuti con tante difficoltà. "E' stato in ospedale per 4 anni, pensate che mi fece una sola richiesta: volle una televisione per poter guardare la Fiorentina. Il presidente del suo cuore è stato Vittorio Cecchi Gori, amava dire che è stato l'unico disposto a rovinarsi per amore della squadra". E con l'autorità che lo contraddistingueva, Gino avrebbe visto di buon occhio il Var. Ma fino ad un certo punto. "E' così. Per il babbo la tecnologia era considerata un buon aiuto ma l'ultimo a dover decidere deve essere l'uomo, l'arbitro". Un sorriso Menicucci lo avrebbe dedicato anche alla famiglia Magherini. "Guido, il babbo del povero Riccardo, era suo amico fraterno. Sapere che con la sentenza è stata resa giustizia lo farà sorridere. Insieme a Furio Ferri e a Marcella De Magistris lo andavano a trovare ogni domenica" conclude Simone. Infondo Gino, pur essendo stato un arbitro, non è mai rimasto solo.