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L’ex ministro Lotti: “Anno zero per il calcio. Investire su stadi e vivai”

Parla dell'anno zero del calcio italiano l'ex ministro dello sport Luca Lotti

Redazione VN

In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, l'ex ministro allo Sport Luca Lotti commenta il momento del calcio italiano:

Onorevole Lotti, che impressione le fa vedere le partite in Russia senza maglie azzurre in campo?

"Mi dispiace come ovviamente a tutti. Ma il calcio italiano ha davanti l’occasione storica di riorganizzarsi. Anche rivedendo le regole e il proprio statuto. C’è per esempio uno squilibrio evidente tra il peso elettorale nella Federcalcio tra la Lega Dilettanti che ha il 34 per cento e il 12 per cento della Lega di serie A, che come abbiamo visto sui diritti tv vale un miliardo e mezzo di euro. Mi auguro che ci siano i margini per riflettere e vedere se si trova un accordo tra le varie componenti. Si può e si deve ripartire da questo Anno Zero del calcio italiano. Altrimenti sarà un’altra chance persa".

Come giudica il risultato raggiunto sui diritti televisivi dopo molte trattative e diversi colpi di scena?

"Intanto diciamo che il risultato è positivo e che è stato aiutato dall’azione del nostro governo. Mi auguro si raggiunga anche di più. Certo si deve lavorare per migliorare il prodotto calcio: quindi si deve investire su stadi, infrastrutture, vivai e calcio giovanile. Il campionato italiano deve arrivare a valere quanto la Premier".

La legge da lei voluta pensa riuscirà a riequilibrare le distanze oggi esistenti tra i club più grandi e gli altri?

"I nuovi criteri vanno nella direzione di una maggiore equità tra le squadre. Con la riforma che abbiamo fatto, la percentuale divisa in parti uguali sale dal 40 al 50%. Si premiano poi il numero degli spettatori (20%) e i risultati (30%). L’obiettivo finale è quello di avere un campionato più avvincente, più bello e che vale di più anche economicamente. Per questo un altro obiettivo è quello di avere stadi pieni: da qui nella riforma la volontà di legare la componente del numero dei biglietti venduti ai parametri per la distribuzione delle risorse. In altre parole, sarà premiato il riempimento che ci auguriamo porti a una politica di abbassamento dei prezzi dei biglietti".

Che cosa pensa del canale della Lega?

"Se farlo o no è una decisione che spetta ai presidenti. Ben venga tutto ciò che fa aumentare il valore del calcio italiano. Resta il fatto che il prodotto va migliorato dall’interno, su questo non ho dubbi".

Qual è la misura che avrebbe voluto varare se avesse avuto un altro anno a disposizione?

"Una legge quadro dello Sport che ridefinisse i rapporti tra Stato ed Enti sportivi, Coni, Federazioni. E rivedere la legge 91 del 1981 sul professionismo sportivo".

Riforme che magari potrà fare il nuovo governo, cioè il sottosegretario Giorgetti che ha la delega allo Sport.

"Intanto il nuovo governo non ha un ministero dello Sport. Ed è un passo indietro molto negativo visti gli sbandierati programmi del Movimento 5s in tema sportivo. Lo sport con noi era tornato ad essere centrale nell’azione di un esecutivo. Ma senza dicastero, al di là delle capacità di chi se ne occuperà, è oggettivamente un arretramento".

Tra le novità introdotte che dovrebbero restare, c’è anche il piano di investimenti sulle periferie. Intanto perché sono fondi strutturali, e poi perché si tratta di misure per aree svantaggiate come quelle colpite dal terremoto su cui c’è poco da discutere. Non crede che, su alcune scelte strategiche, la condivisione debba essere ampia?

"Vediamo, me lo auguro. Essere riusciti a ricavare i fondi per ristrutturare impianti laddove è più necessario l’intervento dello Stato credo sia un risultato importante. Abbiamo messo in campo interventi che hanno aiutato moltissimi comuni che ne avevano bisogno. Atti concreti, fondamentali. Perché lo sport è una parte importante della vita quotidiana dei piccoli centri come delle metropoli e, non mi stancherò mai di dirlo, lo sport prima che competizione è un’occasione educativa e sociale per i nostri figli".

Una volta smesso l’abito di ministro potrà perlomeno tifare il suo Milan, diciamo più liberamente: qual è la sua idea sul futuro del club?

"Ha ragione, ora posso permettermi di tornare a essere un po’ più tifoso. Ovviamente mi auguro il meglio. Parliamo di un grande club, con una storia che ha pochi eguali in Europa. Merita di tornare prestissimo ai livelli che gli competono. Anche per il bene del calcio italiano. Il Milan può contribuire a far crescere la qualità del campionato. Un risultato i cui effetti sono a beneficio dell’intero sistema".

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