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Chiesa gioia e ferocia da capitano, Babacar a testa bassa: la dicotomia viola

Sono le due facce della Fiorentina un po' dottor Jekyll un po' mister Hyde di questa prima parte di stagione

Alessio Crociani

Da una parte il gol vittoria e quella corsa piena di gioia tra le braccia del maestro Sousa (prima) e dell'amico Lezzerini (poi), dall'altra il passo flemmatico e ciondolante di chi esce nuovamente dal campo con un cinque pieno in pagella. E' il giovedì sera di Federico Chiesa e Khouma Babacar, il nuovo che avanza in casa viola e specchio della Fiorentina un po' dottor Jekyll un po' mister Hyde di questa prima parte di stagione.

Ma nell'esultanza del giovane Federico c'è molto di più. C'è la spontaneità, la voglia e la ferocia agonistica di chi ha una fame da leoni. Gli occhi della tigre - per rimanere in tema felino -, gli stessi che aveva Babacar dopo la rete a tempo scaduto contro il Palermo. Già, un passo in avanti e cinque indietro per il senegalese, ieri sera nuovamente abulico come nelle sue versioni più sbiadite. Non è un caso che l'attacco viola abbia svoltato proprio dall'entrata in campo di Kalinic al suo posto.

La prestazione di Babacar e quella di Gonzalo, forse le sole due note negative nella sinfonia viola di ieri sera. Primo violino Chiesa, ovviamente. E poco importa se l'interprete lascia il palco anzitempo. Peccati di gioventù, figli di quella rabbia sportiva che tanto piace a Sousa e a pubblico di Firenze. Perché sotto quel punto di vista, a soli 19 anni, Federico è già un esempio.

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