BV 1966: Una sconfitta che diventa dramma nazionale

C’è anche il viola Enrico Albertosi tra gli undici azzurri di Middlesbrough che il 19 luglio del 1966 affrontano la Corea del Nord nella gara valida per la Coppa Julius Rimet 1966 in corso in Inghilterra. L’Italia ha già perduto contro l’Unione Sovietica appena tre giorni prima e quella di oggi è la gara decisiva. L’incontro non viene affrontato probabilmente con la giusta determinazione, ma ci mette senz’altro lo zampino anche il destino malevolo che, in circostanze come queste, non manca mai. A metà del primo tempo infatti si infortuna seriamente Giacomo Bulgarelli in uno scontro di gioco con Pak Seung Jin e non è più in grado di riprendere il gioco: Italia in dieci ma ancora sullo zero a zero. Il Commissario Unico decide inizialmente di ruotare la formazione inserendo Spartaco Landini, Aristide Guarneri, Francesco Janich e Romano Fogli ma l’infortunio di Bulgarelli complica i piani azzurri con Mazzola che è costretto ad arretrare a centrocampo per coprire il vuoto lasciato dall’assenza del giocatore felsineo. Dopo diverse occasioni sprecate da Marino Perani, la Corea va in vantaggio in contropiede con Pak Doo Ik che batte il nostro Albertosi con un preciso diagonale. I ripetuti e, qualche volta, convulsi attacchi azzurri non solo si rivelano inutili ma, addirittura, espongono la difesa ai veloci attaccanti orientali che, in un paio di occasioni, sfiorano addirittura il raddoppio. Termina con la vittoria della Corea del Nord e l’Italia eliminata dalla competizione. I commenti dei soloni parlano di “dramma”, “Vergogna” e criticano fortemente - ovviamente al termine della partita - la formazione messa in campo da Edmondo Fabbri. Che è la seguente: Albertosi, Landini, Facchetti, Guarneri, Janich, Fogli, Perani, Bulgarelli, Mazzola, Rivera e Barison. Fabbri, coperto di immeritati insulti e critiche, a distanza di quattro anni vedrà il Suo collega Ferruccio Valcareggi perdere la finale dei Campionati del Mondo contro una delle squadre più forti di tutti i tempi e ricevere le medesime contumelie. Ah, gli italiani…

Massimo Cecchi - www.museofiorentina.it