Da buon brasiliano portava un nome lunghissimo: Socratès Brasileiro Sampaio De Souza Vieira De Oliveira. Ancora da buon brasiliano aveva tecnica sopraffina, un piedino di fata (calzava il 38!) e giocava sovente di tacco. Tanto che in patria lo chiamavano... "O' calcanhar que a bola pediu a Deu" (tradotto: il colpo di tacco che il pallone chiese a Dio). Socratès, barbuto ed elegante, arrivò in Italia da fenomeno (nel 1984, alla Fiorentina) e se ne andò tra i fischi, sempre però con la sua birra in mano. Per lui una non meglio identificata laurea in medicina, un glorioso passato nel Corinthians dove si inventò la "democrazia corintiana" (un movimento di autogestione dei calciatori), ed un totale in carriera di 207 reti in 395 partite (nasce infatti centravanti, per poi riciclarsi centrocampista). Provò poi a fare il "dottore" nella città dei Medici ma gli andò male, nonostante i sei gol in campionato e due in coppa U.E.F.A. Del “tacco di Dio” resteranno le frasi: "Essere campioni è un dettaglio" piuttosto che... "solo la sconfitta insegna, la vittoria invece ti fa sentire Dio e non serve a nulla". Questo era il dottor Socrates.
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BV 1954: nasce il “dottor” Socratès, un filosofo prestato al calcio
Da buon brasiliano portava un nome lunghissimo: Socratès Brasileiro Sampaio De Souza Vieira De Oliveira. Ancora da buon brasiliano aveva tecnica sopraffina, un piedino di fata (calzava il 38!) e …
museofiorentina.it - Stefano Borgi
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