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Viola spenti e non solo per gli arbitri

La Fiorentina si riscopre svuotata, d’improvviso prosciugata delle energie fisiche e mentali. Incapace di reagire, di creare, di giocare. Una squadra spenta. Mai vista così. La luce (è sicuro) l’hanno …

Redazione VN

La Fiorentina si riscopre svuotata, d’improvviso prosciugata delle energie fisiche e mentali. Incapace di reagire, di creare, di giocare. Una squadra spenta. Mai vista così. La luce (è sicuro) l’hanno tolta gli arbitri: non è facile attraversare una bufera come quella che ha sballottato i viola da Parma in poi. Non è semplice giocare senza Borja Valero e Pizarro, mente e braccio del centrocampo. Non era mai successo di ritrovarsi con la panchina vuota e Montella confinato nel limbo di una tribuna. Questo è l’effetto Braschi-Gervasoni, capace di trasformare la città in un bunker, le curve in un deserto, una partita nell’ennesima lotta di Firenze contro tutti. Capace di costringere una società e un intero gruppo di lavoro a pensare a troppe cose che vanno oltre il calcio quotidiano. Senza serenità, minata nelle sue certezze, deconcentrata, la Fiorentina non ha saputo trovare la rabbia, unica medicina necessaria in certe occasioni. Senza metterla con Nietzsche, nelle difficoltà i grandi escono più forti. Se per la Fiorentina non è stato così, qualcosa da valutare con grande attenzione c’è. Le difficoltà sono evidenti e lo erano già da qualche settimana. Qui finiscono le grandi colpe degli arbitri che hanno messo in ginocchio una squadra e deve cominciare la riflessione su alcune cose da raddrizzare. Montella sta facendo benissimo, ma forse in certe occasioni ci vuole più coraggio nel cambiare e nello sperimentare. Qualche rischio va preso, come far giocare di più qualche giovane vivo (Wolsky ad esempio), o cambiare idea di calcio quando mancano interpreti fondamentali e ragionatori in mezzo al campo. Ma è soprattutto la condizione mentale di questa squadra che deve preoccupare, la Fiorentina ha perso il sorriso e la gioia di giocare, è appesantita. Non si diverte più e questo è il guaio più grosso.

Enzo Bucchioni - La Nazione