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Lo Special One delle punizioni (con l’aiuto di uno psicologo)

Grazie a Vio dieci gol nelle ultime 5 gare: come avere un rigore, anzi meglio

Redazione VN

Come un rigore. Se alla Fiorentina viene concesso un angolo, una punizione, o addirittura una rimessa laterale in zona offensiva, i suoi tifosi possono iniziare ad esultare. Come quando l’arbitro fischia un rigore. Anzi. A dir la verità i tiri dagli undici metri sono i calci piazzati nel quale i viola sono meno efficaci. Chissà. Forse perché sono gli unici nei quali non si possono applicare schemi? I numeri sono semplicemente impressionanti. Dodici gol realizzati su palle inattive dall’inizio del campionato, addirittura dieci nelle ultime cinque giornate. Una media di due reti a gara (da fermo) confermata anche dalla Coppa Italia. Contro la Juve Stabia infatti, Pizarro e compagni hanno vinto 2-0 (Hegazy e Seferovic) grazie a due calci d’angolo. Un punto di forza, senza dubbio, soprattutto se ti manca gente come Jovetic o Toni. Un salvagente straordinario, un passe-partout buono per scardinare qualsiasi tipo di difesa.

Tutto merito, o quasi, dello stratega. Nato a Venezia il 6 aprile del 1953, impiegato di banca, Gianni Vio è lo Special One delle palle inattive. Teoria e pratica, per lui, vanno di pari di passo. Non a caso ha scritto un libro, «Più trenta percento», nel quale racchiude schemi e idee su come creare pericolo agli avversari. Il punto di partenza è la testa. Intesa come cervello, come atteggiamento mentale. Per questo si è avvalso della collaborazione di uno psicologo. Perché il «far male» dipende dal crederci, dall’essere determinato. La convinzione in quello che si fa prima di tutto. La tattica, l’applicazione sul campo, viene dopo, e parte da un assunto di base. «Uno schema è valido solo se crea matematicamente una situazione di uno contro uno se si affronta una marcatura a uomo e di due contro uno se si ha davanti una marcatura a zona».

Le soluzioni sono pressoché infinite. Più di 4.000, secondo Vio, che di se stesso ha detto: «Ci vuole tempo per arrivare al top, per vedere i risultati serve qualche mese». Mai profezia si rivelò più azzeccata. Nelle prime partite infatti la Fiorentina faticava, e già qualcuno ironizzava sull’utilità di avere un uomo concentrato esclusivamente su questo aspetto. Eppure Montella non ha mai avuto dubbi e anzi, nelle soste per le Nazionali ha preteso che venisse intensificato il lavoro.

Di solito funziona così. Vio arriva a Firenze a metà settimana, e nei due giorni che precedono la gara (il venerdì e il sabato nella maggior parte dei casi) gli allenamenti sono dedicati quasi interamente alle palle inattive. Sedute lunghe, intense. Magari non troppo divertenti. Del resto si sa, ai calciatori la tattica proprio non piace. Niente, comunque, viene lasciato al caso. Ci sono schemi specifici per ogni appuntamento. Dipende da chi Montella decide di far giocare (Roncaglia o Tomovic, per dire) e quale squadra si ha di fronte. Vio studia tutto, e agisce di conseguenza. Con due specifiche. La prima: si prova tutto al Franchi, mai al centro sportivo. Questione di “misure”, e quindi di attenzione massima al dettaglio. La seconda: lui cura solo la fase offensiva. Perché? Perché sono talmente tante le soluzioni d’attacco possibili che è inutile (a suo modo di vedere) lavorare sulla difesa. Tanto un modo per sorprenderti lo troveranno sempre. Come la Fiorentina. Tutti sanno che devono stare attenti ad ogni angolo, punizione o rimessa laterale eppure, ogni volta, beccano gol.

Matteo Magrini - La Repubblica