La Fiesole e tutto lo stadio si riempiono come d’incanto dopo 10 minuti. È tutta un’altra storia, una bolgia. E sì che quella parte di tifosi che non aveva accolto l’invito a disertare le gradinate per i primi dieci minuti — fettine della tribuna e della maratona — si era già fatta sentire e notare dopo il primo gol della Lazio: in alto i fogli dimensione A4 “Braschi vogliamo rispetto”, grida e un diluvio di applausi ironici quando l’arbitro nega un rigore ai viola. Ma nel momento in cui lo stadio si popola, per quel-l’afflusso umano che tracima da sotto le gradinate, è appunto tutta un’altra musica, per effetto sonoro e decibel moltiplicati. «Voi suonate le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane » è lo striscione che copre un pezzo lungo del fronte della Fiesole. Tornano i volantini contro Braschi. E poi un enorme scudo di tela che scende dalla cima al fondo della curva degli ultras viola. Tornano i cori che si erano sentiti nel lungo presidio fuori da Villa degli Olmi in attesa di scortare la squadra allo stadio.
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Tutta la rabbia dei tifosi
Il racconto di Repubblica della giornata di ieri
Invettive contro la Lega calcio, il designatore Braschi, l’Italia. E poi gli immancabili insulti all’odiata Juve e al Milan. «Chi non salta bianconero è, chi non salta bianconero è». Per un pezzo il pre partita resta la cosa più bella della serata. Fuori da Villa degli Olmi si aggrumano mille scooter, l’Ape del Viola Club di Capoliveri stereo munita che suona l’inno, qualche auto. «Borja Valero, c’è solo Borja Valero » (che più tardi sarà in tribuna vicino a Andrea Della Valle). Un fumogeno colora di viola l’ingresso dell’Hotel di lusso.
E’ un tifo ordinato, che si impone di dar prova di rispetto. I capi ultras si dannano l’anima anche per evitare il blocco del traffico in viale Europa, che però per pochi minuti è inevitabile con quell’ingorgo di mezzi che c’è. Alle 18.30 si aprono i cancelli di Villa degli Olmi. I tifosi possono entrare dentro, avvicinarsi al pullman, far sentire il loro calore alla squadra che è in albergo. Ordine assoluto: così come entrano, dopo pochi minuti escono. Giusto il giardiniere del resort avrà, oggi, un lavoro supplementare da svolgere per quelle aiuole maltrattate dalla marea dei tifosi. La partenza dalla Villa degli Olmi non è un affare semplice in quel caos. Ma alle 19.15, in ritardo sul solito, il pullman riesce a svicolare circondato, davanti, dietro, ai lato, dalla scorta dei mille motorini. Meglio questo spettacolo che quello del primo tempo: quel gol a freddo, poco altro. E uno stadio che non è più disposto a sopportare. Tolleranza zero. Verso ogni fallo, ogni perdita di tempo degli avversari, ogni sbavatura della pattuglia arbitrale. «La pazienza è finita — sembra voler dire all’unisono un Franchi livido di rabbia — Ora basta».
la Repubblica
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