Il Milan è «pronto a fermarsi ancora» di fronte a manifestazioni razziste, come ha ripetuto anche ieri l'allenatore Massimiliano Allegri, Kevin Prince Boateng si ritoglierebbe la maglia in caso dovesse sentire altri insulti, quasi tutto il mondo del pallone solidarizza con il gesto dei rossoneri, ma la realtà è che sarà molto difficile che una partita ufficiale venga sospesa per razzismo. O per lo meno, non nei termini che si sono visti l'altro giorno a Busto Arsizio. Non basta infatti che una minoranza dello stadio urli idiozie per decidere di andare tutti a casa. «Serve, diciamo così, che il sentimento di quello stadio sia razzista: se ci sono 5 mila persone sugli spalti e 20 razzisti non possiamo mancare di rispetto agli altri 4.880 che magari si dissociano apertamente. Inoltre la seconda valutazione da fare riguarda l'ordine pubblico: un conto è far sfollare la gente in un'amichevole, un altro in una partita ufficiale, magari con lo stadio pieno. L'interesse di tutti è prevalente».
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Stop in caso di razzismo? Ecco perché sarà difficile
Il Milan è «pronto a fermarsi ancora» di fronte a manifestazioni razziste, come ha ripetuto anche ieri l’allenatore Massimiliano Allegri, Kevin Prince Boateng si ritoglierebbe la maglia in caso dovesse …
A parlare è Roberto Massucci, il vicepresidente dell'osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, l'organo che deve garantire la sicurezza alle partite di calcio, e non solo. «Cominciamo con il biasimo e la condanna per i cori di Busto, che sono doverosi e scontati».
Nessuna intenzione di alimentare contrapposizioni, Massucci spiega solo qual è la procedura da seguire in certe situazioni. Anche perché ci si è trovato in prima persona: in passato è stato infatti anche «il responsabile dell'ordine pubblico», il dirigente di polizia che — a volte da una sala di coordinamento allo stadio davanti a decine di monitor, altre a bordo campo —, è poi la persona che deve decidere l'eventuale sospensione (articolo 62 delle Noif). E quindi: ha fatto bene Boateng a fermarsi e a dire che si rifermerà? «Diciamo che Boateng non dovrebbe tutelarsi da solo, ma dovrebbero essere le norme a tutelarlo. Che ci sono già e sono chiarissime: basta seguirle». Sentiamole. «C'è un percorso che deve portare allo stop. In caso di cori ‘‘od ogni altra manifestazione discriminatoria'' spetta all'arbitro ordinare una prima interruzione: si deve quindi fare l'annuncio pubblico per comunicare che, se la situazione non cambierà, la gara sarà sospesa. Non dovesse produrre effetto, il responsabile dell'ordine pubblico dello stadio deve chiamare il quarto uomo, parlare con l'arbitro e poi eventualmente decidere la sospensione definitiva». E quindi nell'episodio di Busto Arsizio era forse l'arbitro che doveva mostrare più coraggio. Ma per chiarire la procedura da seguire il presidente della Figc Giancarlo Abete ha chiesto un incontro al capo della polizia Antonio Manganelli.
Di sicuro per Massucci non possono essere le società o i giocatori, pur se esasperati dall'inciviltà, a decidere di interrompere la gara. «Le società hanno un ruolo importante, però no, la decisione finale non può spettare a loro. Mettiamo per assurdo che al derby Milan-Inter una delle due squadre se ne vada. Poi 80 mila persone da sfollare chi le gestisce? Questo per noi è un elemento fondamentale: il dovere di intervenire in certi casi è grande, però lo è altrettanto tutelare l'incolumità di tutti». Ma gli stadi italiani sono razzisti? «Mi sembra difficile sostenerlo. Spero di non essere smentito in futuro, ma per la mia esperienza i razzisti sono sempre una netta minoranza, piccoli gruppi di ignoranti che spesso non conoscono nemmeno il significato di quello che gridano. La strada giusta è quella di isolarli e identificarli, bisogna intervenire su di loro. Così come sta facendo la procura di Varese».
Sono saliti a sei i tifosi denunciati per i cori dell'altro giorno a Busto, tutti accusati di violazione della legge Mancino contro l'istigazione all'odio razziale. Un ragazzo di 20 anni era già stato identificato al termine della partita, altri cinque si sono aggiunti ieri grazie alle immagini registrate: hanno dai 22 ai 30 anni, sono privi di precedenti penali e sono tifosi della Pro Patria, quattro risiedono nella provincia di Varese e uno in quella di Milano. Per tutti scatterà il Daspo. Intanto il sindaco di Busto Gigi Farioli ha invitato i presidenti delle società, Abete e il presidente della Lega Maurizio Beretta a una riunione sul razzismo.
Corriere della Sera
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