Si sono trovati, hanno vissuto insieme giorni felici a Genova. Poi si sono sfidati da avversari, all'ombra di un Colosseo mai più così bello e vincente. Anni dopo, si sono inseguiti in giro per l'Italia. Il mondo del calcio in fondo non è grande, Sinisa Mihajlovic e Vincenzo Montella sono primattori in un circo dove tutti conoscono tutti. Due fra gli uomini nuovi del calcio italiano, non troppo giovani per essere considerati novellini, eppure ai primi anni di vita panchinara. Due che, al di là dei risultati, piacciono. Stile e personalità, modi diversi di esprimerli. Sinisa il finto duro che con i suoi ragazzi sa usare la carota, imprenditore di se stesso e dell'immagine di se stesso. Vincenzo il serafico, il misurato, efficace senza perdere (quasi) mai la calma, carismatico senza bisogno di sparare. Diversi ma simili nel concepire il calcio, che nasce come gioco e dunque deve anche divertire. Domenica a Marassi si ritroveranno, uno di fronte all'altro, da avversari.
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Sinisa e Montella, i predestinati
Si sono trovati, hanno vissuto insieme giorni felici a Genova. Poi si sono sfidati da avversari, all’ombra di un Colosseo mai più così bello e vincente. Anni dopo, si sono …
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Sampdoria-Fiorentina è anche questo, affetto e voglia di rivincita. L'affetto che il popolo doriano ha sempre dimostrato nei confronti dell'Aeroplanino, tanto che l'anno scorso la società toscana, dopo aver sbancato Marassi con irrisoria facilità, fu conquistata dall'accoglienza che la Sud riservò a Montella (il cartellino viola assegnato a Corte Lambruschini fu dovuto anche a quell'episodio, non solo all'idea del Samp Village).
C'è però anche la voglia di rivincita del serbo, esonerato dalla famiglia Della Valle, etichettato presto dalla piazza come “Full Metal Sinisa”, per dire un sergente di ferro un po' ottuso, capace soltanto a bastonare. Il tecnico blucerchiato tiene troppo alla sfida di domenica, lo ha dimostrato anche con il mega turnover di mercoledì a Reggio Emilia. Vuole che la Samp finalmente batta una grande, ma vuole pure dimostrare a chi lo ha cacciato che, allora, il problema non era lui.
La Repubblica - Ed.Genova
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