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Sguardo vispo, idee chiare e poca voglia di chiacchierare: ecco Salah

Ci sono quelli con la faccia da bravo ragazzo e quelli che invece, almeno all’apparenza, sembrano fatti apposta per recitare il ruolo del cattivo. Mohamed Salah – scrive La Repubblica …

Redazione VN

Ci sono quelli con la faccia da bravo ragazzo e quelli che invece, almeno all’apparenza, sembrano fatti apposta per recitare il ruolo del cattivo. Mohamed Salah - scrive La Repubblica - è uno così. Sguardo vispo. Idee chiare e poca voglia di chiacchierare: «Sono qui per giocare». Punto. Difficile che domenica possa partire titolare (forse impossibile) ma intanto il transfer è arrivato e Montella quindi, già con l’Atalanta, potrà contare su di lui. Magari a gara in corso. Dopo una lunga attesa, questo talento nato nel 1992, si è presentato ieri, anche se molto era già stato detto e scritto su di lui. Forse troppo.

Soprattutto sulle sue idee politiche. È stato accusato di antisemitismo, e da tempo si porta appresso questa (scomodissima) etichetta. Tutto nacque da una dichiarazione alla vigilia del match tra il suo Basilea ed il Maccabi Tel Aviv. «Farò di tutto per vincere, così impedirò alla bandiera sionista di sventolare durante una partita di Champions League». E poi ancora. Perché al momento del saluto tra le squadre, il ragazzo evitò di stringere la mano agli avversari. Eppure, secondo Salah, sono tutte invenzioni. Lo dice con durezza. Vuol guardare avanti, e fare in modo che d’ora in poi il suo nome venga riconosciuto non per certi atteggiamenti ma per quanto fatto sul campo.

Eppure, anche ieri, ha dato dimostrazione di essere diverso dalla maggior parte dei suoi colleghi. Prendete il numero di maglia. Il 74. Sapete perché lo ha scelto? «Per ricordare le vittime di Port Said». Si giocava una partita del campionato egiziano, ma un’assurda esplosione di violenza portò alla morte di 74 persone. Ha il suo Paese nel cuore, e gli egiziani ricambiano. Ora però, Salah vuol pensare soltanto a giocare. Un tipo ambizioso. E furbo. «I miei modelli? Batistuta. E poi Baggio, Del Piero e Totti». Facesse anche un terzo di quanto fatto da questi qua, Firenze potrebbe già archiviare, e senza troppi rimpianti, il ricordo di Cuadrado.

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