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Serve subito un dirigente forte

Dall’idea Zeman al ritorno di Prandelli: (quasi) tutto è possibile

Redazione VN

Punto primo: restare in A. Punto secondo: riazzerare e ricominciare. La Fiorentina è in doppia emergenza. Uno sfascio esistenziale e tecnico imprevisto ma, detto tra noi, prevedibile, o almeno ipotizzabile, visto che in questo mondo esistono delle regole abbastanza semplici. E quasi sempre le stesse. Del tipo: programmi chiari, società forte e presente, squadra motivata. E non stiamo qui a fare la solita polemichetta sulla presenza o meno dei Della Valle. Non è solo questo il punto. Semmai il fatto che da due anni a questa parte sono state sottovalutate troppe cose. Una svista clamorosa, per esempio, è stata l´idea che Corvino senza Prandelli e con meno soldi bastasse per proseguire su una strada dignitosa. Ma l´ultimo errore è stato decisivo: cambiare allenatore senza cambiare subito diesse quando si sapeva che a fine stagione se ne sarebbe andato comunque. Domanda: che peso ha nello spogliatoio un dirigente in partenza? Uno che tra l´altro era legatissimo al tecnico precedente? Quale sostegno poteva avere Delio Rossi in una situazione di stallo, con un mercato di gennaio suicida e un domani privo di certezze?

Sia chiaro: chiamare in causa la società non vuol dire togliere responsabilità ai giocatori, che comunque, come noto, vanno saputi gestire, tra bizze, interessi dei procuratori, esclusi svogliati e rischiose rese dei conti all´interno del gruppo. D´altra parte è anche vero che i Della Valle pagano gli stipendi con regolarità. Un dettaglio che conta. Ma vaglielo a spiegare a chi va in campo. In sintesi possiamo dire che, senza tener conto di quelle che saranno le sentenze di scommessopoli (potrebbero risultare decisive per togliere la Fiorentina dai guai), la salvezza della squadra non passa solo da richiami all´unità fatti ai tifosi (tutto ovvio e tutto già vissuto parecchie volte, purtroppo), ma anche dal fatto che il tecnico venga supportato prima possibile da un direttore sportivo autorevole, uno che abbia in mano l´unica arma che conta coi dipendenti in pantaloncini corti. Ovvero, la voce e l´autorità di chi deciderà il loro futuro a stretto giro. C´è da giurare che così anche Rossi si sentirà meno solo, una solitudine che lo ha spinto verso un vero e proprio stato confusionale.

Beh, è bene ricordare che il problema di questa squadra si chiama presunzione (il passo successivo si chiama "terrore"): i giocatori e anche alcuni dirigenti pensavano non si sa bene perché di lottare per l´Europa e non per restare in A. I clamorosi errori recenti (falli in area demenziali, come Cassani a Parma e Gamberini a Catania, più il doppio regalo fatto al Chievo) spiegano bene come siano andati tutti più o meno fuori di testa. E la fase due? Beh, prima si inizia a lavorare e meglio è. Non solo per dare segnali forti alla gente, sempre più confusa e indignata, ma anche per far capire ai giocatori che la Fiorentina ricomincerà con serietà e orgoglio. Servirà una rivoluzione profonda. E non è solo una questione di soldi, ma di professionisti seri e programmi in linea. Per rispetto a Delio Rossi è inutile stare qui a dire cosa potrebbe accadere, anche perché in realtà nessuna decisione è presa: dall´idea Zeman a un clamoroso ritorno di Prandelli (dopo gli Europei quasi certamente lascerà la nazionale) di possibilità ce ne sono molte. A cominciare dalla conferma di Rossi, ovvio. Ma adesso salviamo la Fiorentina. Senza pensare al caso scommesse e alle richieste del procuratore federale Palazzi. Già, Palazzi, proprio lui, chi l´avrebbe mai detto?

Benedetto Ferrara - La Repubblica