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Scommessopoli, tre ultrà del Bari in manette

Una squadra sotto scacco. Ieri all’alba la Procura di Bari, che conduce l’inchiesta sulle combine intorno alla formazione biancorossa, ha fatto scattare le manette per tre capi ultrà. «Non chiamiamoli …

Redazione VN

Una squadra sotto scacco. Ieri all'alba la Procura di Bari, che conduce l'inchiesta sulle combine intorno alla formazione biancorossa, ha fatto scattare le manette per tre capi ultrà. «Non chiamiamoli tifosi. È una parola sacra per me. Sono state arrestate tre persone che hanno commesso atti criminali molto gravi, nulla a che vedere con il tifo». Limpida la premessa del procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, ieri in conferenza stampa dopo il blitz condotto dai carabinieri ha spiegato perché sono stati necessari i provvedimenti restrittivi nei confronti di Raffaele Lo Iacono e Roberto Sblendorio (in carcere di Bari), Alberto Savarese ai domiciliari: sul finire dello scorso campionato di Serie A, minacciarono i calciatori biancorossi per indurli a perdere contro Cesena e Sampdoria.

Le accuse

Pesante il reato contestato: concorso in violenza privata aggravata. Violenza e spedizione punitiva «Siamo intervenuti prima per esigenze cautelari particolari — spiega Laudati —. Gli atti intimidatori dei tre soggetti infatti stavano proseguendo. Qualche settimana fa hanno impedito che avesse luogo al San Nicola, in campo neutro, la partita Foggia-Lumezzane. Avevano inoltre deciso di organizzare rappresaglie nei confronti di Gillet. Una spedizione punitiva. Ma nel mirino erano finiti pure un paio di giornalisti (Foschini di Repubblica e Magistà di Telenorba, ndr). In più occasioni i tre soggetti — prosegue Laudati — si sono resi protagonisti di atti violenti e minacce nei confronti dei calciatori del Bari, per costringerli a perdere due partite: Cesena-Bari e Bari-Sampdoria. Non hanno agito di propria iniziativa, ma stimolati da alcuni scommettitori. Sui quali non posso fare anticipazioni, poiché il problema attiene ad un'altra fase dell'indagine». Inquietanti le intercettazioni dove gli ultrà pianificano una spedizione punitiva a Bologna nei confronti Gillet per costringerlo a ritrattare la sua deposizione.

Lasciati soli

Gli ex calciatori del Bari Jean Francois Gillet, Marco Rossi e Alessandro Parisi durante i loro interrogatori dinanzi alla procura di Bari «sembrano essere mossi» dalla «prevalente finalità di non aggravare la propria posizione individuale», scrive il gip di Bari Giovanni Abbattista e aggiunge che sugli atleti «verosimilmente incombeva l'obbligo di denunciare l'accaduto agli organi federali» ma «non erano nemmeno stati sollecitati in tal senso dai vertici della società per la quale erano tesserati e che avrebbe dovuto tutelarli sia dalle minacce dei tifosi sia dalle legittime iniziative dell'ufficio indagini della Federcalcio». Masiello e Gillet affermano di aver avvertito del pericolo anche l'allenatore Bortolo Mutti che però si era limitato a un laconico: «Avete informato la dirigenza». A questo proposito il gip sottolinea che le minacce furono riferite dai calciatori al direttore sportivo Guido Angelozzi, ma questi replicò: «Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita».

La Gazzetta dello Sport