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Sacchi: “In Italia nessuno vuole le regole”

Mi domando se è normale avere stadi che siano carceri a cielo aperto e che le curve siano fisicamente di proprietà della frange più violente e delinquenziali, il pulpito dal …

Redazione VN

Mi domando se è normale avere stadi che siano carceri a cielo aperto e che le curve siano fisicamente di proprietà della frange più violente e delinquenziali, il pulpito dal quale domenicalmente partono cori, minacce, insulti e persino strategie societarie. Un centro di potere che condiziona i club, le istituzioni sportive e non solo. Sabato è stata un’altra giornata nefasta per lo sport italiano, ma ancora di più per l’Italia. Il calcio è lo specchio della nostra vita politica, economica e sociale. Ne esce un paese troppe volte confuso, colluso, opportunista, che non sa o non vuole prendere decisioni, avere regole e farle rispettare. La preoccupazione è di non perdere consensi: pertanto sono pochi i dirigenti calcistici che hanno avuto il coraggio di denunciare i ricatti che subivano da gruppi di tifosi sempre più organizzati e aggressivi. Purtroppo molte società li hanno addirittura ingaggiati e foraggiati. Altre, compresi qualche volta pure i calciatori, se li sono fatti amici e a stringere patti con il diavolo ci rimetti le corna. Così pure una parte dei politici sempre attenti a non perdere voti e consensi, si sono aggiunti al gruppo che non vede, non sente e non parla per poi scandalizzarsi e riempire per due giorni giornali e tv con discorsi moralistici quando accadono fatti come quelli di sabato a Roma.

Già dieci anni fa successe la stessa storia: tre capi della curva scesero in campo e decisero che non si sarebbe giocato il derby di Roma, che in effetti non si giocò nonostante il questore e il prefetto fossero di parere contrario. I capi della curva valevano più dello Stato! E ottennero ciò che volevano. Allora tutti si scandalizzarono ma purtroppo nulla è cambiato. Nel rispetto del consenso nessuno prende decisioni che potrebbero far perdere voti e tranquillità. E allora perché ci stupiamo se un gruppo di tifosi esce da un pullman carico di razzi, spranghe, bastoni, coltelli, ecc. Ormai è la cosa più normale, purtroppo. Così come quando il capitano di una squadra insieme ai tutori dell’ordine va a convincere i capi ultrà perché diano il benestare all’inizio della partita. Ma vi sembra normale tutto ciò? Tuttavia la cosa peggiore non sono i delinquenti tifosi, che fanno il loro «mestiere», ma tutti quelli che per menefreghismo o opportunismo hanno permesso che il loro potere crescesse. Ricordiamoci che i pesci stanno dove c’è l’acqua. Dirigenti sportivi, istituzioni, calciatori, politici, organi d’informazione, ecc. tutti noi ci dobbiamo sentire colpevoli se il più bello sport del mondo diventa orrore. Purtroppo l’inciviltà, l’arretratezza culturale, la disonestà di troppi, il disconoscere il merito aggiunto alla nostra atavica furbizia, non ci hanno consentito di lasciare fuori dal mondo calcistico i malintenzionati, quelli che questo mondo vogliono solo rovinarlo. Quello che penso è dimostrato anche dal comportamento di molti club con bilanci economici passivi, affari di mercato sulla pelle di giovani ragazzi e una visione etica discutibile in molti casi. Finché si vorrà vincere disconoscendo merito, etica, studio, lavoro ed innovazione non ci dovremo stupire se gli stadi saranno il centro di violenze e malaffare.

Arrigo Sacchi - La Gazzetta dello Sport