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Rossi-Rinaudo, ora la pace

L’attesa per la stretta di mano dopo 4 mesi

Redazione VN

Si ritroveranno davanti, a poco più di quattro mesi di distanza da quell’intervento che fece tanto discutere. Rinaudo e Rossi, chissà se giocheranno entrambi, chissà se si ritroveranno a tu per tu sul terreno di gioco. Il primo in settimana ha preferito non parlare, il secondo lo ha fatto in conferenza stampa tornando su quella terribile partita. Pepito ha smorzato i toni: «Ringrazio Rinaudo che dopo l’infortunio ci ha chiamati, è stato un intervento come ce ne sono tanti nel calcio, non è entrato per farmi male. Gli darò la mano senza problemi». E così sarà.

Perché in fondo lo sport è così e Giuseppe Rossi si è ormai abituato a cadere e a rialzarsi, grazie soltanto al sacrificio, alle rinuncie, a quella voglia di pallone che nessuno riuscirà a togliergli. Non ha avuto paura di dover dire addio al calcio Pepito, ha soltanto temuto di perdere quel mondiale che rimane ancora oggi appeso ad un filo ma che, ogni giorno che passa, sembra sempre più vicino, più possibile. La rete contro il Sassuolo, la doppietta sfiorata, la sensazione che anche al 50% della propria condizione Rossi sia sempre il più forte di tutti. Pepito punta su questo, punta sul fatto che tra un mese (quando comincerà l’avventura brasiliana) la condizione sarà migliorata enormemente. Punta su queste ultime due partite di campionato, la prima oggi contro il Livorno, l’ultima domenica al Franchi contro il Torino.

Minuti da aggiungere sulle gambe, contrasti che gli facciano ritrovare fiducia e scacciare quel pizzico di paura che inevitabilmente ogni tanto si ripresenta davanti, reti che possano convincere definitivamente il ct azzurro Cesare Prandelli. Prima, però, quel nuovo incrocio con il Livorno e con Rinaudo carico di ricordi, sicuramente amari. Guarderà avanti Rossi, come ha sempre fatto. Accettando la stretta di mano, quelle scuse che anche se non ti cancellano le cicatrici fanno parte dello sport e della vita. E allora che derby sia. Con un Rossi che non avrà paura di niente, questa sembra essere l’unica cosa certa. Vuole giocare e giocherà.

La Nazione