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Rossi, Babacar, Suarez: il club del sorriso perduto

Anno nuovo, stesse scelte di Paulo

Redazione VN

Per una Fiorentina che gioca e vince, ce n’è una che aspetta il suo turno. In qualche caso con fiducia e pazienza, in qualche altro con un pizzico di nervosismo in più. Nel calcio d’altra parte le scelte degli allenatori fanno male e chi non gioca spesso mette il broncio. Nello spogliatoio viola - scrive Leonardo Bardazzi sul Corriere Fiorentino - ancora non è successo niente di tutto questo, ma non perché non ci siano insoddisfatti, ma semmai perché il gruppo ha ben capito che in palio quest’anno c’è qualcosa che vale di più di una soddisfazione personale.

Certo, Babacar non può essere contento di aver giocato appena tre minuti di campionato negli ultimi 45 giorni (non gioca titolare dal 22 novembre con l’Empoli) tanto che il vederlo ciondolare in panchina senza il suo proverbiale sorriso, sembra una naturale conseguenza del suo attuale stato d’animo. Discorso simile per Mario Suarez, ormai separato in casa e neppure preso in considerazione neppure quando si tratta di difendere il risultato negli ultimi minuti. Lo spagnolo non per questo però ha perso il buon umore e tra selfie e sorrisi si gode il feeling coi compagni e le passeggiate con la sua Malena. Questione di carattere, anche se la sostanza parla di un addio ormai imminente: per lui infatti è probabile un futuro in Premier, col Watford del suo vecchio maestro Quique Sanchez Flores che lo pressa quasi quanto il Liverpool. In Inghilterra tra l’altro piace anche Babacar: il Crystal Palace ha già pronti 12-13 milioni (che però non basterebbero), mentre West Ham e Liverpool sembrerebbero interessati a fargli la corte.

Il mercato comunque è lungo e il bello deve ancora venire. Di sicuro, tra i vari Rebic, Gilberto e pure Mati (che non se ne andrà, ma che è tutt’altro che felice dello scarso spazio avuto finora), il più ombroso di tutti è ancora una volta lui, Pepito Rossi. Di nuovo ignorato nelle turnazioni di Sousa, dopo che anche col Chievo si era scaldato per tutto il secondo tempo in attesa di una chiamata mai arrivata. Chi lo conosce giura che Pepito sia sempre più melanconico, sempre più intristito nel suo non giocare, nonostante che lui stesso si senta pronto addirittura per lottare per una maglia all’Europeo.