Stsvolta lo sceneggiatore di Paulo Sousa ci è andato giù pesante. La mano - scrive la Repubblica Firenze - è quella del poeta basculante: «Sono un sognatore, ma purtroppo adesso sono molto più realista rispetto a quando sono arrivato qui». Beh, apparentemente niente di nuovo. Se non fosse che la Fiorentina oggi gioca a Bologna dopo aver pareggiato in casa con l’ultima in classifica. Il messaggio del profeta è quantomeno demotivante. Anche perché lo sanno tutti che a gennaio la società non ha investito come avrebbero voluto Sousa e i tifosi. Ma stiamo parlando di quasi un anno fa e di una squadra che nel frattempo non sembra essersi ancora ripresa da quel calo di tensione che ha tolto la corrente al famoso sogno.
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Repubblica: Sousa, addio ai sogni
Alla vigilia di Bologna-Fiorentina, le parole del tecnico allungano nuove ombre
Possibile che dieci mesi dopo siamo ancora a rivangare le delusioni come incurabili depressi perseguitati dalla vita? Come se poi i tifosi non sapessero cosa è successo. Il realismo è importante, ma è il caso di tirarlo in ballo dopo due pareggi casalinghi di fila contro Atalanta e Crotone? Fosse così allora dovremmo pensare che questa squadra deve solo puntare alla salvezza. Ma non osiamo tanto. Di sicuro questo messaggio alla meno non è una bella scossa per lo spogliatoio. Nessun tifoso, tra l’altro, pensa che questa Fiorentina sia abilitata a sognare chissà cosa. E nessuno chiede al tecnico, che tra l’altro è un buon professionista e probabilmente avrà una brillante carriera, di promettere sogni impossibili. Ma il realismo di una squadra come la Fiorentina dovrebbe prevedere cose del tipo una vittoria in casa sul Crotone, per esempio, e che non si giustifichi un pareggio con l’acqua, il campo e bla, bla, bla. Il sogno del tifoso è quello di vedere una squadra vera che lotta e sputa sangue. Altrimenti a quei meravigliosi matti che sono andati allo stadio mercoledì sera chi glie- lo farebbe fare? Basta questo per dare un senso alla passione, ma un allenatore che non è in grado di sognare non è chiaramente in grado di lanciare messaggi positivi ai suoi. C’è una bella differenza tra creare falsi aspettative e anestetizzare un gruppo e una piazza. Tutti sanno che la società ha commesso errori, ma un tecnico deve pensare a tirare fuori il massimo da quello che ha, questo è il realismo, e questo non è così distante dal sogno, quello che ti porta a Liberec o a Cagliari o al Franchi nella tempesta.
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