La Repubblica propone un interessante focus sul calcio cinese. La Super League (l’equivalente della nostra Serie A) è composta da 16 squadre ed ha un funzionamento tutto sommato “standard”. Girone d’andata e girone di ritorno, al termine del quale la prima si qualifica direttamente alla Champions League Asiatica, mentre la seconda e la terza accedono ai preliminari. Le ultime due della classifica invece, retrocedono nella Jia League, la Serie B.
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Repubblica: nel pianeta Cina tra soldi e nostalgia
Grandi nomi, maxi ingaggi in un torneo che ancora non decolla
A proposito. Il Tianjin Quanjian, che sta facendo la corte a Kalinic, affronterà il prossimo campionato (inizio ad ottobre e conclusione a marzo) da neopromosso. Il club “rappresenta” la città di Tientsin (o Tianjin, appunto), che ad oggi è la quarta municipalità della Cina per popolazione (con i suoi 15 milioni e 200 mila abitanti) dopo Shanghai, Pechino e Chongqing. Per Nikola insomma, abituato alla “piccola” Firenze, sarebbe un cambio di vita niente male.
E il pubblico? L’ultimo campionato cinese (secondo la rivista specializzata Yutang Sports) ha fatto registrare, negli stadi, una media di 24.159 tifosi per match. Un dato maggiore rispetto al campionato italiano (22.078) ma bisogna tener conto della popolazione cinese, di gran lunga superiore a quella italiana.
E poi i campioni. In campo, e in panchina. Tevez (38 milioni a stagione), Oscar (25 milioni) e Witsel (18) sono soltanto gli ultimi ad aver oltrepassato la Muraglia. Li aspettano i vari Pellè, Guarin, Gervinho, Ramires (ex Chelsea), Jackson Martinez, Lavezzi, Hulk. Tra gli allenatori invece, figurano Lippi (ct della nazionale), Villas Boas (Shanghai Sipg), Scolari (Guangzhou), Magath (Shandong Taishan), Cannavaro e Manuel Pellegrini. Grandi nomi. Eppure, per il momento, il movimento fatica ad esplodere.
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