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Renzi: “Meraviglioso essere primi. Franchi mi manchi”

Il premier in esclusiva a La Nazione: "Essere primi è meraviglioso. La riforma costituzionale arriva, lo scudetto..."

Redazione VN

Cuore viola non mente e Matteo Renzi non fa eccezione. Il premier l’altro giorno, aprendo una riunione sulla legge di stabilità con il ministro Padoan, romanista sfegatato, ha esordito: «Salutate la capolista».

Allora Renzi, pronto a firmare il famoso decreto legge per fermare il campionato e consegnare subito la vittoria alla Fiorentina?

«Piano, piano (sorride) che è bastato dirlo per scherzo alla fine del question time in Senato e qualcuno l’ha preso sul serio e ha subito pensato di sollevare dubbi di incostituzionalità! Detto questo: che bello vederla lassù».

Ma la Fiorentina in vetta l’aveva mai vista?

«In cima alla classifica, nella mia vita solo due volte: nell’81-82, e ci ricordiano il finale terribile... E poi la Fiorentina del Trap che si bloccò con la fuga di Edmundo in Brasile e l’infortunio di Batistuta...».

La Fiorentina ha storie di grandi infortuni, ma stavolta abbiamo visto il ritorno di Pepito Rossi...

«Nonostante io sia lontano mi tengo informato sulla Fiorentina e condivido quello che ha detto nei giorni scorsi Antognoni: Rossi potrebbe essere il vero grande nuovo acquisto. Anche se in realtà mi pare che tutti, nuovi acquisti e vecchie pedine, stiano giocando molto bene».

Ma con l’allenatore ‘filosofo’, l’ex juventino Paulo Sousa che ha conquistato tutti ha mai parlato?

«Non lo conosco personalmente. non ho mai avuto occasione di incontrarlo. Ci scambiamo messaggi ogni tanto con Andrea Della Valle per fare il punto sulle partite. Sono riuscito a vedere solo un quarto d’ora del match contro l’Inter perchè ero a New York alle Nazioni Unite. Ma quando è finita la partita ho fatto i complimenti a Andrea, e a tutta la società».

Quattro gol all’Inter, altri quattro al Belenenses in Europa League, Sousa ha vinto in Austria, in Ungheria, in Israele, in Svizzera: è l’uomo giusto per consegnare la Viola alla ribalta internazionale?

«Si fermi lì, si fermi lì. (Non resiste) Indietro tutta! Niente che porti sfiga. Prego. Un giorno alla volta. Ogni partita ha la sua pena. Ora pensiamo all’Atalanta».

Stasera sarà al Franchi a vedere l’Atalanta?

«No. Sono a fare la Legge di stabilità. Una delle cose che mi fanno pensare che si invecchia è che durante l’ultima partita mio figlio mi ha mandato un selfie. Era lui allo stadio, non più in tribuna con me, ma in curva Fiesole. Un segno evidente di vecchiaia. Allo stadio ci vanno altri Renzi. Io soffro il calcio in televisione, nelle pause fra una riunione e l’altra».

Appunto: dove guarda di solito la partita?

«Dipende. Alla rappresentanza italiana all’Onu, per esempio, ero circondato da interisti e tra uno speaching internazionale e l’altro siamo riusciti a ritagliare solo un quarto d’ora. Purtroppo l’Europa League l’ho persa quasi tutta: ero in riunione».

Qual è il suo rito scaramantico?

(Ride). No. Niente riti scaramatici. Mi manca il Franchi, ma anche da lontano l’importante è vincere. E fa un effetto essere primi! Meraviglioso!».

Firenze sta vivendo una stagione molto bella, non solo per la Fiorentina, dalla visita di Angela Merkel, a Netanyahu, sta per venire il Papa, e si lavora per il G7. L’ex sindaco che ne pensa?

«Firenze, grazie al lavoro di tutti, un lavoro durato anni, è tornata a essere quello che deve essere: centro mondiale di incontri e di dialogo. Sarà molto bello che la città accolga il Santo Padre, trent’anni dopo l’ultima visita di Giovanni Paolo II. Ricordo quando ho invitato Benedetto XVI e lui mi disse: “Non so se ci sarò io. Chi vivrà vedrà”. E poi è andata come è andata. Ora la la visita di Bergoglio che sta colpendo mezzo mondo con la sua semplicità».

Ma è più facile che la Fiorentina vinca il campionato o che arrivi in porto la riforma costituzionale?

«Mi piacerebbe tanto che le due cose andassero insieme perchè nel 2016 la riforma arriva, la vittoria... (esita)

Sì, lo scudetto

« No. No. Questa è una parola che non si deve pronunciare. Non si deve dire. Gliel’ho già detto: niente che porti sfortuna...

La Nazione