Dal Gualandi al Camp Nou, dall'Antella all'Old Trafford certi punti fermi non cambiano. Un portiere capace e una punta che veda la porta. Se vuoi fare calcio si comincia da qui. Certo può sembrare un po' crudele sintetizzarla in questi termini. Ma se vogliamo spiegare l'ennesima sconfitta di questo inizio 2013 impietoso alla fine potrebbe bastare anche questo concetto. Al quale magari aggiungere la parola sfortuna. Che però da sola certo non basta a farci capire cosa stia accadendo.
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Quelle scelte da fare subito
Servono uno che para e uno che segna. L’articolo di Benedetto Ferrara
Naturalmente partiamo sempre dal principio che questa squadra ha ancora dalla sua una predisposizione naturale (magari l’armonia non è la stessa di prima) al gioco. Questo non è un gruppo sfinito o demotivato, ma semmai frustrato, perché quando ti sbatti come un matto e poi la porta la vedi poco o nulla (le traverse invece le vedi benissimo, anche questo va detto), va a finire che il tuo avversario, che nel frattempo ha studiato e capito i tuoi punti deboli, trova il modo di infilarti e farti del male. Questo maledetto gennaio però racconta di una involuzione netta e di una classifica normalizzata. Sia chiaro: una frenata, dopo un avvio di stagione più divertente del carnevale di Rio, ci poteva stare. Ma questa specie di inchiodata è l’effetto di un mancato cambio di passo, quello che Montella si augurava per restare in corsa nelle zone alte della
classifica. Il fatto è che quando non sei più la simpatica sorpresa del campionato ma una squadra ambiziosa per davvero, a un certo punto devono venire fuori le armi che porti sempre con te.
In pratica: un ragazzo chiamato Jovetic dovrebbe esaltarsi e fare la differenza. E questo è un problema reale. Qui non c’è da discutere quanto valga Jo Jo in assoluto come giocatore, ma da comprendere perché, da inizio 2013, lui la porta non l’ha mai inquadrata nemmeno per sbaglio. Ieri perfino Ljajic sembrava più concreto di lui. E allora? Beh, qualcosa là davanti si dovrà inventare per evitare che l’assenza di un bomber vero possa rovinare una stagione su cui siamo ancora pronti a scommettere. E pensando a Jovetic è anche giusto dire che se lui non gira come dovrebbe forse è anche perché spesso si trova a giocare da solo. Ma oltre Jo Jo c’è il caso portiere. Cosa fare? Beh, semplice e quasi ovvio: se per caso dovesse andare via Viviano (la rottura con Montella c’è stata e non sappiamo se può essere ricomposta) la società dovrà prendere non certo una riserva di Neto ma un titolare più affidabile sia di Viviano che dell’incerto brasiliano. Tutto qui. Ma, detto tutto questo, è bene aggiungere anche una considerazione importante: un conto è prendere atto dei problemi ancora insoluti e cercare delle soluzioni con calma e sangue freddo, un altro è iniziare a sporcare col pessimismo questa stagione che fino a poche settimane fa sembrava benedetta dal cielo. In questa squadra è giusto credere, perché ha sempre dimostrato di voler giocare per vincere. Il fatto che abbia dei limiti e che questi limiti ora siano nervi scoperti è solo un’ottima occasione per rimediare al volo e ritrovare il passo per credere nell’Europa. Il calendario è troppo complicato per potersi permettere di pensare a un giocattolo rotto e a chissà quali retroscena inquietanti. La realtà a volte è più semplice di ogni illazione. Perché dalle Cascine del riccio al Santiago Bernabeu la storia non cambia: servono uno che pari e uno che la butti dentro, tanto per cominciare.
Benedetto Ferrara - La Repubblica
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