Un gol alla Juve può valere il titolo di apertura del Tg1, quando esisteva solo la Rai, che inchiodava davanti al televisore almeno quindici milioni di italiani. Successe a Claudio Desolati, che non è stato certo una meteora, ma un ottimo attaccante e che però il suo quarto d'ora di celebrità più scintillante lo ebbe appena diciottenne, quando nel 1973 mise in ginocchio Zoff firmando la vittoria della Fiorentina. Una prodezza ai bianconeri ed entri nella storia e nel cuore dei tifosi viola. Certo, se prima e dopo hai segnato valanghe di gol come Batistuta, o disegnato arabeschi come Baggio, nella storia ci saresti entrato lo stesso, ma quel di più ai bianconeri aiuta. A volte si è ricordati solo per quello.
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Quell’attimo di celebrità (in un gol alla Signora)
Da Tendi a Papa Waigo, se gli outsider fanno la storia. Con un’eccezione
Successe per esempio al compianto Massimo Mattolini, a cui capitò di sostituire Superchi in un freddissimo pomeriggio invernale torinese del 1975: riuscì a parare un rigore a Damiani, la Fiorentina di Rocco fece le barricate e alla fine guadagnò un punto insperato piangendo però quel giorno la scomparsa di Mario Fantechi, il tifoso più carismatico, a cui cedette il cuore per l'emozione. Ma il simbolo dell'eroe per un giorno resta senz'altro Alessio Tendi, che il 6 gennaio 1980 abbandonò i panni del terzino killer per indossare a sorpresa quelli del bomber. Ispirato occasionalmente dalla Dea Eupalla, fece partire da quaranta metri un sinistro pazzesco che si infilò alle spalle dello stranito Zoff (già, c'era ancora e sempre lui) e quasi al Franchi non ci credeva nessuno che gli fosse venuta fuori una cosa così. Fu molto più tecnico a Torino nel 1985 l'allora giovane Luca Cecconi, nella più strampalata delle vittorie viola nella tana bianconera. Aveva segnato in apertura Briaschi e tutto sembrava andare verso il solito copione: sconfitta onorevole e triste ritorno a Firenze. Ma il biondo attaccante toscano riuscì a pareggiare con una prodezza, poi bissata da una spettacolare punizione di Passarella che regalò al vecchio Uccio Valcareggi in panchina una soddisfazione inaspettata e per questo ancora più gradita. Cecconi non riuscì poi ad imporsi, però nessuno ha mai dimenticato quel gesto.
E se al buon Stefano Rebonato qualcuno rimprovera di aver fallito l'appuntamento con il grande calcio, l'occasione della vita in maglia viola dopo aver vinto la classifica cannonieri in B, lui ribatte orgogliosamente di aver segnato, in spaccata, un gol alla Juve. Ne fece due in tutto l'anno, ma questo è un dettaglio, perché tanto quando torna in città tutti fanno a gara per ricordare quella rete a Tacconi. Poi c'è chi come Gian Matteo Mareggini può tranquillamente dire di aver svoltato nella carriera e nella vita parando un rigore alla Juve, un tiro dagli undici metri che trasudava di sentimento per il rifiuto di Baggio di segnare al proprio passato. Batté De Agostini, Mareggini volò, la Fiorentina vinse e Landucci perse definitivamente il posto. Infine Papa Waigo, in transito provvisorio dalle parti del Franchi. La data è quella storica del 2 marzo 2008 e il suo gol firmò il provvisorio pareggio prima dell'apoteosi con Osvaldo: quel giorno tutta la comunità senegalese fiorentina fece festa insieme a lui. Contro la Juve segnò nel 2001 anche Marco Rossi, ma il suo è un caso speciale, la classica eccezione che conferma la regola. Prima di tutto perché quel giorno la Fiorentina perse malissimo e soprattutto perché l'attuale capitano del Genoa ne combinò talmente tante nei mesi successivi da meritarsi di essere ricordato per sempre, ma per motivi che hanno davvero poco a che vedere con l'attaccamento alla maglia viola.
David Guetta - Corriere Fiorentino
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