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Quei tormentoni del fantamercato

L’articolo scritto da Benedetto Ferrara su La Repubblica

Redazione VN

Dite la verità: un pochino vi manca Insua, no? Avevamo passato un’estate ad aspettarlo come si aspetta la fidanzata in fondo al binario. Lui sgambettava nel Liverpool. Poi è andato a sgambettare nel Galatasaray. Poi ancora altrove (perché non è che fosse questo fenomeno). Ma mai che avesse sgambettato cinque minuti qui, dove qualcuno forse lo sta ancora aspettando, così come magari aveva atteso Eboue, finito anche lui in Turchia, forse per colpa di una deviazione per lavori in corso sull’A1: uscita Barberino via Istanbul, chissà. D’altra parte, a esclusione del colpo Behrami fatto col West Ham, gemellato con la Fiorentina insieme a Partizan e Juve Stabia (dagli inglesi avevamo preso anche Savio “Silvan” N’sereko), noi con l’oltremanica non funzioniamo un granchè.

Il tormentone Aquilani ancora rimbomba tra le montagne che circondano Cortina. E’ fatta, ci siamo, domani la firma, dopodomani l’annuncio. Ma di che? Ma quando mai. Colpa dell’overdose di calciomercato scritto, parlato, urlato, soffiato qua e là. Milioni di parole quotidiane per un quasi nulla di fatto. Perché poi la cosa buffa è che i nomi arrivano, spariscono e ritornano. Proprio quello di Aquilani è stato il primo fatto nel giorno della presentazione di Pradè, cioè di colui che lo aveva venduto al Liverpool. Operazione possibile, ovvio, se lo stipendio di Aquilani lo potesse pagare il diesse di tasca sua.

Ma adesso c’è Viviano. E anche lui non è la prima volta, anche se forse è quella buona, visto che con poca spesa un bel prestito ci può stare. Viviano l’ultrà viola. Una carezza ruffiana ai tifosi. Ma anche un bel portiere, questo è vero. Beh, è un po’ come la vecchia storia di Stovini. Anche lui tipo da Fiesole e per questo accostato mille volte in passato alla Fiorentina. Stessa cosa per Barzagli, che infatti gioca nella Juve. Per l’attacco la varietà di ipotesi virtuali è ampia. Da anni ogni volta spunta il nome di Floro Flores. Forse perché riempie la bocca. Anche stavolta il ragazzo (che ormai tanto ragazzo non lo è più) ha fatto capolino verso i primi di giugno nella lista immaginaria di Pradè. E infatti ha firmato col Granada. Bella città, niente da dire. Poi c’è Maxi Lopez, che a questo punto dovrebbe essere nostro per sfinimento. Per non parlare di Rolando Bianchi, meglio conosciuto come Cristiano Rolando. Un nome eccitante come un ferragosto all’autogrill di Roncobilaccio. Questi sono i veri classici.

Come il ritorno di Pazzini, che fa sempre gioco, anche se col suo ingaggio la Fiorentina ne vorrebbe stipendiare tre. E che dire dei sudamericani. Quasi tutti mediani. Perché Arouca è della viola. Come Biglia e Belluschi. Il fatto che non siano mai arrivati è un dettaglio. E poi, diciamocelo, si può vivere anche senza Biglia. Forse. E senza il congolese Mulumbu, che un anno fa esplodeva sulle prime pagine dei giornali. «Fiorentina, ecco Mulumbu». Si, ma dove? Al West Bromwich, per la precisione. Che è poco più a nord di Scandicci. Tornando agli attaccanti made in Italy non dimentichiamoci il nome di Rocchi. Da cinque anni lui sta per trasferirsi a Firenze. E da cinque anni resta dov’è. Ma prima o poi un salto al piazzale vedrete che lo farà anche lui. Come Pinilla, che ci piaceva tanto ma poi aveva preferito Cagliari. Considerato il progetto Cellino, forse non è che Pinilla ci piacesse così tanto. E poi? E poi potremmo andare avanti per ore: da Funes Mori a Veloso, da Drenthe a Cigarini, che non era male ma poi è finito all’Atalanta. E così avanti fino al 31 agosto. Il motto ormai è un cult: ore decisive per Longo. E speriamo bene.

Benedetto Ferrara - la Repubblica