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Prezzi popolari, così la Serie A può risalire

Perché domenica scorsa Torino-Fiorentina, alle ore 12.30, ha riempito l’Olimpico più di Torino-Juve e di Torino-Inter? Perché Atalanta-Catania, due ore e mezza dopo, ha avuto pressoché lo stesso numero di …

Redazione VN

Perché domenica scorsa Torino-Fiorentina, alle ore 12.30, ha riempito l’Olimpico più di Torino-Juve e di Torino-Inter? Perché Atalanta-Catania, due ore e mezza dopo, ha avuto pressoché lo stesso numero di spettatori di Atalanta-Inter? Risposta: perché Torino e Atalanta hanno abbassato i prezzi dei biglietti. E così si spiegano i 21.258 spettatori di Torino-Fiorentina e i 16.000 di Atalanta-Catania. All’Olimpico di Torino curve a 10 e 15 euro (5 euro i ridotti), distinti e tribuna a 25 euro. A Bergamo, addirittura, curve a 5 euro, tribune a 15 euro con la formula «paghi uno, prendi due» e il biglietto di Atalanta-Cagliari in omaggio. Sempre domenica, la Curva Sud milanista ha disertato in massa la trasferta di Reggio Emilia per Sassuolo-Milan. Motivo? Il costo del biglietto della curva: 35 euro.

Il peso della crisi

Così, dopo tanti studi e inchieste sulla fuga di pubblico dai nostri stadi, forse si è trovato un rimedio per arginare l’emorragia di gente, passione e colore. Il più facile e concreto dei rimedi: abbassare i prezzi. Per anni ognuno ha detto la sua. Colpa della violenza (ma se dall’80 al ‘90, gli anni del tifo violento, c’era sempre il tutto esaurito dalla A alla C...), colpa della mancanza di campioni, colpa della tv, colpa delle scommesse, colpa degli scandali, colpa dei bagni sporchi. Forse, più banalmente, uno dei problemi, se non il problema, sono proprio i soldi che mancano. La passione invece c’è ancora: con ingresso gratuito, un allenamento del Napoli al San Paolo è stato recentemente seguito da 15.000 persone. Semmai, visto che si chiamano le famiglie allo stadio, qualcuno ha mai fatto due conti? Se papà, mamma e due figli vogliono passare una domenica insieme alla partita devono spendere circa 200 euro per biglietti di fascia media.

Fuori dall’Italia

Andiamo a esempi concreti. Guardiamo che cosa succede all’estero. Quando si parla di tifo, i modelli europei di riferimento sono due. Quello inglese e quello tedesco. All’opposto su tutto, ma entrambi vincenti visto che gli stadi della Premier sono pieni per il 92% dei loro posti e quelli della Bundesliga arrivano addirittura al 93% (dati 2011-12). In Inghilterra lo stadio è diventato un luogo ormai orientato verso i ricchi. La punta massima si raggiunge all’Emirates: il costo minimo di un abbonamento dell’Arsenal è pari a 1.182 euro. Più fortunati i tifosi del Manchester City: l’abbonamento più economico costa l’equivalente di 360 euro. Il Chelsea è una via di mezzo: si va da un minimo di 714 euro a un massimo di 1.500 euro per avere diritto a un posto allo Stamford Bridge per le 19 partite di Premier nel 2013-14. In Germania si percorre invece una strada opposta. Si va verso la gente. E così un abbonamento in curva all’Allianz Arena costa solo 140 euro. Sì, proprio così, il Bayern a poco più di 8 euro a partita. Spendendo 190,50 euro (o 229,50 euro con il pacchetto che comprendeva anche le tre gare del girone di Champions) è invece possibile entrare per un’intera stagione nella mitica curva del Borussia Dortmund, fare parte del muro giallo dietro la porta. Anche come prezzi massimi, il modello tedesco è decisamente onesto: 750 euro l’abbonamento di Kategorie 1 al Bayern, 690 euro quello del Borussia Dortmund.

A casa nostra

L’Italia, a livello di prezzi degli abbonamenti, si pone a metà strada tra Germania e Inghilterra. Un abbonamento di curva a San Siro (secondo anello blu o verde) costa 200 euro. Allo Juventus Stadium il costo sale a 410 euro. Guardando ai posti più costosi, sia a San Siro (2.000 euro l’abbonamento per la poltroncina rossa) sia allo Juventus Stadium (1.300 euro l’Est 1° Centrale) siamo addirittura a livello dei club inglesi. Se allo Juventus Stadium la formula funziona, con il tutto esaurito garantito da una squadra da record (dato non trascurabile) e da una capienza di 41.000 posti, la metà di San Siro, in tutte le altre realtà italiane lo scenario è spesso quello di uno stadio desolatamente vuoto per metà, come confermano le statistiche (stagione 2011-12) che danno i nostri stadi di Serie A pieni solo per il 55% della loro capienza.

Potere d’acquisto

Restando in tema di soldi, è fondamentale confrontare il salario medio netto in Italia (18.417 euro) con quello in Germania (24.169) e in Gran Bretagna (28.512). Allora si capisce che concedersi una partita da spettatore a San Siro può diventare un lusso (altro che famiglie allo stadio), mentre anche il salatissimo Emirates può essere alla portata di un lavoratore inglese. E sfugge ancora di più il motivo di una differenza di prezzi così marcata (a nostro sfavore) tra Bundesliga e Serie A, visto che un tedesco guadagna mediamente 5.752 euro più di un italiano. Il modello tedesco insegna che bisogna rispettare i tifosi, metterli al centro del progetto, farli sentire voce importante. Il Bayern ha recentemente comprato i biglietti del settore ospiti all’Emirates in vista della prossima sfida di Champions con l’Arsenal. Un’operazione da 90.000 euro per pagare i ticket a prezzo inglese (75 euro) e rivenderli a 45 euro, scontati, ai propri tifosi. Impossibile pretendere tanto, ma Torino e Atalanta, con la politica dei prezzi bassi in campionato, hanno gettato un sasso nello stagno.

La Gazzetta dello Sport