CHE non fosse una giornata normale lo si era capito da tante cose: innanzitutto il sole cocente — una rarità negli ultimi mesi — e la temperatura estiva. Poi — un anno fa come ieri — la presenza di Pinilla (allora col Cagliari) e quell’infortunio di Mario Gomez. Senza contare poi del ritorno di Perin a Firenze. Su quest’ultimo aspetto ci soffermiamo volentieri perché il ragazzo quando vede il viola si esalta. E non è un caso che tempo addietro sia stato tenuto sotto stretta osservazione dagli uomini mercato della Fiorentina. Dunque Perin nasce nel grande calcio proprio a Firenze, quando nel gennaio 2013 guida il Pescara a una vittoria insperata di fronte alla Fiorentina-champagne e sotto gli occhi di Pepito Rossi, appena acquistato dai Della Valle. Perin è un gatto capace di guizzi sensazionali e di errori giganteschi, basta ricordarsi cosa fece l’anno scorso a settembre in Genoa-Fiorentina, sul tiro di Rossi (ahi, ancora Pepito): si addormentò sul pallone e gol.
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Perin, i viola e un conto in sospeso
CHE non fosse una giornata normale lo si era capito da tante cose: innanzitutto il sole cocente — una rarità negli ultimi mesi — e la temperatura estiva. Poi — …
IERI Perin è stato sorretto dalla buona sorte ma ha fatto una gran figura, al cospetto di un attacco viola in realtà sfiatato e senza un minimo di precisione. E’ stato Alonso ad essere il più pericoloso con un tiro dal limite, e Gonzalo allo scadere: due difensori, non è una casualità. Il fatto di dover variare gli schemi di attacco ha costretto Montella a scelte anche impopolari (e non felici, visto il risultato) come togliere Gomez per mettere dentro Bernardeschi. Mario è uscito dal campo e il suo sguardo diceva tutto: assente, deluso, arrabbiato. Montella ha voluto dare un segnale alla squadra (chi non è in forma sta fuori) col rischio però di peggiorare l’umore del suo unico fuoriclasse in attacco.
IL FATTO poi che nessuno dei nuovi acquisti abbia giocato un solo minuto la dice lunga sul fatto che l’allenatore viola non voglia rischiare nel cambiare gli equilibri, stando parecchio attento nel dosare gli innesti. Vedremo più avanti, certo non è stato entusiasmante — anche per la società — vedere in panchina Richards, Basanta, Badelj e Kurtic. Chi era in campo dava maggiori garanzie? In fondo alla Fiorentina si può rimproverare poco: ci ha provato sino in fondo, senza un briciolo di testa.
Paolo Chirichigno - La Nazione
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