Il castello si è sbriciolato, giorno dopo giorno, davanti ai suoi occhi. E ora che non c’è più nulla da fare, se non sperare nell’intervento rapido della magistratura, Alessandro Lucarelli, il capitano, osserva le macerie del Parma Football Club e racconta, per filo e per segno, tutto ciò che è successo.
stampa
Parma, Lucarelli: “Se ci prendono in giro usciamo dal campo dopo 10 minuti”
Il castello si è sbriciolato, giorno dopo giorno, davanti ai suoi occhi. E ora che non c’è più nulla da fare, se non sperare nell’intervento rapido della magistratura, Alessandro Lucarelli, …
Lucarelli, quando voi giocatori vi siete accorti che qualcosa non funzionava?
«La cosa risale a due anni fa. C’era sempre la consuetudine di pagare gli stipendi all’ultimo giorno, quando le scadenze erano obbligatorie. La prassi ci ha insospettito».
Non c’erano soldi in cassa, o ce n’erano pochi.
«Esatto, e lì abbiamo capito che c’erano problemi di liquidità. Ma sono cose comuni a molte aziende in Italia in questo periodo di crisi».
Arriviamo a metà novembre 2014: non ricevete gli stipendi. Chi ve lo comunica?
«E’ venuto l’ex presidente Ghirardi negli spogliatoi, ci ha spiegato che era saltato il pagamento perché aveva intavolato una trattativa con Taçi per la cessione della società, ma la trattativa non era andata a buon fine».
Ma lui era sempre il presidente e toccava a lui far fronte al pagamento degli stipendi.
«E’ quello che gli abbiamo detto e lui ci ha risposto che non avrebbe più messo un euro nel Parma. A quel punto la riunione si è fatta piuttosto tesa, sono volate parole grosse. Ci siamo sentiti traditi e presi in giro da Ghirardi».
Veniamo alla cessione da Ghirardi a Taçi.
«Io Taçi non l’ho mai visto. Noi ci siamo sempre rapportati con Kodra, il presidente. Devo riconoscergli che lui è stato l’unico, in questo periodo assurdo, a non prometterci nulla. Ci ha sempre detto che la società era in gravi difficoltà economiche e che non sapeva quando ci avrebbero pagato».
E Manenti che impressione le ha fatto?
«Ha subito messo sul tavolo belle parole e grandi promesse. Ha mostrato un foglio bancario dove c’era scritto che erano disponibili 100 milioni di euro da investire nel Parma. Qualche dubbio ci è venuto, perché si trattava di una cifra elevatissima. Poi, ogni giorno, il discorso era sempre il solito: ci sono problemi tecnici, bisogna aspettare ancora un po’. Di fatto, non abbiamo ancora visto un euro».
Perché non avete ancora chiesto la messa in mora?
«Far fallire la società significa mandare a casa almeno duecento famiglie che lavorano per il Parma. Non sto pensando ai giocatori, la mia mente va a quei dipendenti che prendono, o dovrebbero prendere, mille euro al mese. Sulle spalle ci siamo sentiti questa responsabilità: il nostro gesto ricadeva sugli altri».
E adesso che farete?
«Il tempo è scaduto. L’ipotesi della messa in mora è superata. Stiamo lavorando con l’Assocalciatori, con la Figc e con il Comune. Chiederemo direttamente l’istanza di fallimento, bisogna accelerare questo processo per cercare di salvare la categoria».
I prossimi passi?
«Lunedì mattina, in Procura, dovrebbe esserci una riunione con i magistrati, gli esperti del Comune e della Federcalcio: c’è la volontà di anticipare l’udienza fallimentare già fissata per il 19 marzo».
Aveva mai vissuto una simile situazione?
«Mai, perché mai nel calcio italiano c’è stata una storiaccia così. Ci sono grosse responsabilità della Lega e della Federcalcio: sono venuti soltanto venerdì a vedere come stanno le cose. E prima dov’erano? Perché non ci sono stati i controlli? Perché è stato permesso che il Parma tesserasse più di duecento giocatori? Perché si è concesso che avvenisse un doppio cambio di proprietà con la spesa di un solo euro? Ridicolo. Qui le istituzioni non hanno tutelato nessuno».
Adesso si sono mossi.
«Vogliamo capire se l’interesse di Lega e Figc è per il Parma o per salvaguardare il loro campionatino. Io ho l’impressione che loro si preoccupino soprattutto della regolarità del torneo, del Parma poco importa. Sappiano comunque che non garantiamo niente a nessuno».
Che cosa significa?
«Semplice, se non ci sentiamo tutelati siamo pronti a non giocare le partite. Andiamo in campo e dopo dieci minuti usciamo. Qui si sta giocando sulla vita delle persone, ci vuole rispetto per tutti. Ci hanno lasciato morire? Bene, allora moriamo tutti insieme».
Finora voi giocatori avete dato una grande dimostrazione di professionalità.
«Lo abbiamo fatto vedere anche domenica scorsa all’Olimpico contro la Roma. Noi difendiamo la nostra dignità. E lo stiamo facendo per noi stessi e per i nostri tifosi. Dal 15 novembre nello spogliatoio non si parla più di calcio: provate voi a preparare una partita lavorando in queste condizioni. Noi vogliamo essere moralmente inattaccabili».
Parma-Udinese sospesa. L’avete voluto voi?
«Sì, ci volevano far giocare a porte chiuse. Ci siamo opposti. E chi pensa ai diritti degli abbonati che hanno pagato soldi all’inizio dell’anno? Il calcio si fa con i tifosi».
Di chi sono le maggiori responsabilità di questo disastro?
«Dell’ex presidente Ghirardi. Ha dichiarato: “Mi ringrazierete perché ho venduto a Taçi”. Sì, proprio vero: gli mando un enorme grazie a nome di tutta la squadra».
Pensate che dietro tutte queste operazioni ci sia ancora lui?
«Non mi stupirei. Io dico: ma come fanno le istituzioni calcistiche a permettere che una società con mille euro di capitale (la Dastraso di Taçi, ndr) e una con un capitale di 7500 euro possano acquistare una squadra di Serie A? Agli occhi del mondo quale credibilità può avere il calcio italiano? Noi del Parma abbiamo fatto da cavia, ma adesso vogliamo che queste situazioni non si ripetano più. Si devono cambiare le regole federali».
Comunque vadano le cose, lei che cosa farà?
«Sono disposto a scendere anche in Lega Dilettanti e fare il capitano. Parma e il Parma sono dentro di me».
La Gazzetta dello Sport
© RIPRODUZIONE RISERVATA